Se la produzione orticola siciliana costituisce da sempre un riferimento per i mercati nazionali ed esteri, non è però esente dagli attacchi di virus fitopatogeni. Possiamo elencare alcuni casi che, per brevità, facciamo risalire dal 2015 in poi: a partire dal "Tomato Leaf Curl New Delhi virus"; nel 2016 il "Pepper Vein Yellow virus"; nel 2017 il "Tomato yellow leaf curl virus"; nel 2018 il Tomato Brown Rugose fruit Virus". La domanda sorge spontanea: ma perché tutte queste malattie? A rispondere nel merito è Walter Davino, docente di virologia al Dipartimento Scienze Agrarie, Alimentari e Forestali (SAAF), presso l'Università degli Studi di Palermo.
Prof. Walter Davino
"All'origine di molte malattie contribuiscono le grandi popolazioni omogenee di piante coltivate - spiega il docente universitario - che comportano una sostanziale perdita della biodiversità, una certa facilità nell'insorgenza di infezioni e quei fenomeni che definiamo epidemie rapide. Spiccano nel contesto due fattori, quali l'abbattimento della biodiversità e il movimento globale del pomodoro e dei virus negli anni".
ToBRFV, a carico delle bacche: si notino le caratteristiche rotture di colore. La malattia, da tempo, è stata segnalata anche su peperone.
Ma qual è l'origine dei problemi fitopatogeni del pomodoro commerciale? "A cambiare volto al panorama dei virus su pomodoro ha senz'altro contribuito l'insorgenza del Tomato mosaic virus - risponde Davino - che ha cambiato l'evoluzione del pomodoro commerciale. Ormai in tutti i Paesi in cui si coltiva il pomodoro in maniera intensiva vengono utilizzati ibridi con resistenze al ToMV. Questo fenomeno ha portato ad avere piante resistenti al patogeno, ma non alla cura nella disinfezione dei semi. Dobbiamo chiederci a questo punto quali sono le conseguenze di ciò. Possiamo rispondere che il primo dei contraccolpi per le coltivazioni è che le varietà locali vengono abbandonate, perché si infettano e manifestano sintomi".
Nella grafica sono riportati i patogeni che si possono esaminare con le nuove tecnologie
Come si può prevenire, arginare, l'insorgenza di queste malattie? "Non vi è dubbio che bisogna lavorare sulla formazione dei coltivatori di modo che, di concerto con i agronomi e ricercatori, possano addivenire a diagnosi precoci - chiarisce il virologo - A tal proposito ci vengono in aiuto, tra le altre cose, i sistemi IoT, cioè "Internet of Things" una rete di oggetti fisici, ossia le "things", che hanno sensori, software e altre tecnologie integrate allo scopo di connettere e scambiare dati con altri dispositivi e sistemi su Internet, dunque fruibili attraverso APP su smartphone o altro device. Un esempio pratico in uso presso la nostra Università, in rete con le aziende sul territorio per la diagnosi precoce, è la piattaforma integrata Hyris bApp per l'analisi decentralizzata degli acidi nucleici (qPCR-LAMP) che ci permette di eseguire analisi di campioni biologici in qualsiasi tipo di ambiente, incorporando l'hardware e il software necessari per il funzionamento. La piattaforma può essere utilizzata come un laboratorio di analisi completamente portatile e fornisce risultati altamente accurati. I costi sono notevolmente ridotti rispetto ai metodi tradizionali; permette l'accesso in remoto ad analisi, la prescrizione di ricette e la condivisione in gruppi di lavoro".