Un altro tassello si aggiunge alle attività di internazionalizzazione condotte dal CIVI-Italia, che rappresenta la quasi totalità del vivaismo Italiano, organizzato nei settori della produzione delle piante da frutto, agrumi, olivo, fragola e vite.
Negli scorsi giorni è stato infatti sottoscritto in Argentina un accordo di collaborazione con C.A.L.P.O., la Camera di Commercio della Città di La Plata.
L'accordo prevede iniziative di scambio culturale e scientifico, volte principalmente alla divulgazione e promozione delle produzioni vivaistiche italiane, alla base delle eccellenze agroalimentari, lo scambio di buone pratiche tra aziende agricole, lo sviluppo di ricerche e studi per la tutela, la conservazione e il miglioramento delle risorse genetiche autoctone e lo scambio di visite tecniche.

Per il C.A.L.P.O. l'accordo è stato firmato dal presidente Marcelo Mancuso; per il CIVI-Italia è stato il consigliere da Mario Maiorana a sottoscriverlo, nella cornice del museo della fabbrica Cerámica Fanelli, in occasione del 50° anniversario della fondazione di quella che rappresenta oggi la più importante industria di laterizi in Argentina.
Alla firma erano presenti oltre al fondatore Nazareno Fanelli e al direttore Claudio Moretto, i vertici di C.A.L.P.O., il presidente del Banco Alimentario de La Plata Daniel Filen e Carlo Malacalza, rappresentante della Regione Emilia Romagna a La Plata.

Mentre per C.A.L.P.O è il primo storico accordo internazionale siglato, per il CIVI-Italia esso rappresenta un ulteriore azione di divulgazione ed accreditamento presso istituzioni ed organizzazioni straniere per promuovere le garanzie del vivaismo frutticolo nazionale, rappresentate oggi dal marchio QVI (Qualità Vivaistica Italia) del Masaf, che contraddistingue le produzioni realizzate nell'ambito dello schema nazionale di certificazione genetico sanitaria.
L'Argentina rappresenta un importante mercato per il comparto vivaistico italiano, dove promuovere anche l'innovazione varietale prodotta dai programmi di miglioramento genetico sviluppati dalle imprese nazionali. L'auspicio è che a queste iniziative si affianchino quelle delle istituzioni per la sigla di accordi che abbattino le barriere fitosanitarie che oggi rappresentano fattore limitante per l'export delle piante certificate prodotte in Italia.
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