"La stagione del pomodoro italiano termina dopo un lungo momento congiunturale piuttosto favorevole e con prezzi che francamente non si erano mai visti. Chi però si illude di aver guadagnato, probabilmente dovrà ricredersi". Queste le parole di Massimo Pavan, agromanager di grande esperienza, che individua nell'arco dell'intero anno, cioè da luglio 2022 a luglio 2023, il periodo su cui basare un bilancio aziendale.
"Quest'anno siamo andati in pareggio - continua l'esperto - perché non bisogna dimenticare i problemi fitosanitari con cui il comparto del pomodoro deve confrontarsi tutte le estati ormai, e mi riferisco alla Tuta absoluta che inficia pesantemente le rese produttive. D'inverno invece incalza il virus ToBRFV che, nonostante i produttori abbiano imparato a conviverci, continua a far sognare la produttività in serra dei tempi precedenti alla sua diffusione. Inoltre, quest'anno in particolare abbiamo avuto un andamento del clima molto sfavorevole, caldissimo, che ha fatto anticipare la maggior parte del prodotto tra novembre e dicembre, deprezzandolo moltissimo, con quote anche di 30/40/50 eurocent al kg per il ciliegino".
"I conti sono presto fatti: siamo passati da costi di produzione degli anni più recenti che ammontavano a 1,20 euro al kg per il ciliegino - spiega Pavan - a un costo di 1,40 euro al kg, di fronte a una media di ricavo, lungo tutto l'anno, così come l'abbiamo appena descritto, che è intorno allo stesso valore. Cioè siamo andati in parità! Una triste constatazione, soprattutto se si considera che sono mancate le produzioni sotto luce artificiale del centro ed est Europa (e quindi concorrenti alle nostre – ndr) e che, a causa del costo del gas, non hanno potuto impiantare le coltivazioni invernali illuminate. Questa ultima variabile, probabilmente non l'unica, ha determinato una spinta verso l'alto del prezzo del pomodoro che si è stabilizzato a quote altissime, anche attorno i 3 euro al kg, mai viste prima, fino al mese di giugno 2023. Ed è solo grazie a un andamento brillante del mercato che ci siamo salvati".
Massimo Pavan
"L'anno prossimo, però, le cose potrebbero cambiare radicalmente - ipotizza il manager - perché lo scenario energetico è cambiato, con una forte riduzione del prezzo del gas. I Paesi che producevano sotto luce artificiale ritorneranno a farlo, in parte o in toto, riequilibrando il mercato europeo. Peraltro le limitazioni sui principi attivi utilizzabili, con sempre maggiori restrizioni in vista, faranno diminuire ulteriormente le rese in campo, mentre Turchia, Marocco, Egitto e Tunisia continueranno a immettere nel mercato europeo un prodotto che continuerà a seguire standard non europei".
Diverse le questioni sollevate da Pavan, quindi, che non fanno presagire nulla di buono per i produttori italiani e, più in generale, per quelli comunitari. A soffrire maggiormente saranno però le produzioni siciliane, che vedranno sempre più assottigliarsi i margini di guadagno, a fronte di una qualità complessiva nettamente superiore rispetto ai competitor per caratteristiche organolettiche, sostenibilità ambientale e sicurezza alimentare.