E' tempo di zucca Lunga di Napoli: il prodotto italiano sta per tornare sui banchi all'ingrosso e vi resterà fino al mese di agosto. Una campagna difficile, quest'anno, con una produzione in calo del 40% a causa del clima sfavorevole e delle piogge intense che hanno caratterizzato, in particolare, il mese di maggio.

"I produttori hanno faticato parecchio nei campi dell'area di Scafati, in provincia di Salerno, per portare avanti la produzione di questo prodotto tipico regionale. A mia memoria, non c'è mai stato un mese di maggio così piovoso. E' solo da domenica 18 giugno che il clima è migliorato", commenta Giuseppe Ventura de La Zucca Rossa, operante presso il Centro agroalimentare di Napoli (CAAN). "La pioggia non ha dato tregua e le semine hanno subito dei ritardi. Se lo scorso anno siamo partiti con la commercializzazione il 24 giugno, in questa stagione inizieremo ai primi di luglio. Potremo contare su circa 50 giorni di raccolta, clima permettendo. A fronte di un calo produttivo, la qualità è però ottimale e si prevedono prezzi elevati".

Il grossista sta terminando con le ultime importazioni di prodotto tunisino, dopo aver commercializzato anche zucche di Marocco ed Egitto. "La zucca si è difesa bene anche quest'anno. Finora, il prodotto estero si è venduto senza intoppi e a quotazioni abbastanza sostenute. In particolare quello tunisino. La Tunisia è un Paese a noi vicino e collaboriamo con un partner molto efficiente, anche in termini di logistica: il trasporto e lo scarico della merce sono molto veloci - spiega Ventura - Con l'arrivo della zucca nazionale, però, le importazioni si bloccheranno. Diamo spazio, infatti, a un prodotto inimitabile come la zucca Lunga di Napoli, che nessun'altra nazione può offrire. E in seguito proseguiremo con il prodotto proveniente da Basilicata e Puglia".

Una nota sul futuro della zucca Lunga di Napoli. "Negli anni a venire, mancherà sempre più il prodotto, a causa dei costi crescenti di coltivazione e per una questione di chiusura delle aziende agricole. Manca, infatti, il ricambio generazionale. Ed è un peccato, perché così si perde un prodotto autoctono che nessun altro riesce a produrre con le stesse caratteristiche organolettiche", conclude Ventura.
Foto dell'articolo fornite da Giuseppe Ventura
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