E' finalmente ufficiale: il cedro di Santa Maria del Cedro è stato iscritto nel registro europeo delle denominazioni di origine protette e delle indicazioni geografiche protette (vedi Gazzetta ufficiale dell'Unione europea del 17/05/2023).
"Quello della Dop è stato un percorso lungo e non privo di ostacoli, giunto a compimento a seguito dell'intenso lavoro svolto dal Consorzio del Cedro di Calabria, con il sostegno determinante della Regione. E' un sogno che ho accarezzato da quando portavo i pantaloni corti", dichiara Angelo Adduci, presidente del Consorzio del Cedro di Calabria.
"Per spiegare il risultato della Dop del Cedro di Santa Maria del Cedro, prendo in prestito un termine ciclistico. Questo primo traguardo volante è dedicato a mia madre e a mio padre e, attraverso loro, a tutte le donne e gli uomini del Cedro di Santa Maria del Cedro. E, per un’esigenza di verità e un tributo di riconoscenza, va detto che il vero protagonista di questa vicenda è stato e rimane Don Francesco Gatto: a lui va attribuita l’idea visionaria a cui ho dato testa, cuore, gambe e braccia. Da qui in poi le pedalate dovranno essere ancora tante".
Angelo Adduci, presidente del Consorzio del Cedro di Calabria, in occasione di Macfrut 2023
"La prima volta che ho affrontato la questione della Dop è stato nel lontano 1993: allora ricoprivo la carica di vicesindaco del Comune di Santa Maria del Cedro. A novembre 1999 abbiamo costituito il Consorzio del Cedro di Calabria, che aveva tra gli obiettivi primari quello della rottura del cartello operato dai commercianti speculatori, ma anche: la diversificazione dei prodotti trasformati; il raggiungimento della prodizione annua di almeno 4.000 tonnellate di cedro; invertire il trend negativo che voleva che il 95% dei frutti venisse trasformato fuori dalla regione Calabria; promuovere l’universalità del cedro di Santa Maria del Cedro, sia sul versante ebraico sia su quello della trasformazione".
Per non dimenticare e per non ripetere gli stessi errori del passato, Adduci sottolinea: "Va ricordato che nel 2000 la cedricoltura era in ginocchio. I cedricoltori erano completamente sfiduciati e in Europa nessuno consumava più il nostro cedro candito, che era l’unico prodotto ricavato dal frutto e venduto esclusivamente come semilavorato".
Produzioni trasformate a base di cedro. Foto di repertorio
E Adduci continua: "Oggi il Cedro di Santa Maria del Cedro parla un linguaggio universale, di cui molti ancora non comprendono la portata, ma sono sereno e fiducioso perché la politica regionale guida con piena consapevolezza questo processo, che ha delle prospettive che vanno a vantaggio non solo dell'Alto tirreno cosentino, ma dell’intera Calabria".
"La Dop economy del cedro darà un impulso straordinario alla crescita del nostro territorio e dell’intera Calabria: saranno determinanti le forti implicazioni culturali legate a questo 'simbolo' di unione e di confronto interculturale con il mondo ebraico. Per gli ebrei di tutto il mondo, il nostro cedro è il prezioso mêlon dei Giardini dell’Eden - conclude Adduci - La denominazione europea attribuita al nostro cedro porterà un sicuro beneficio a tutto il territorio".
Cedro nel Museo dedicato a questo agrume, a Santa Maria del Cedro (CS). Foto di repertorio
"Appena qualche mese fa, proprio a Santa Maria del Cedro - ricorda il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto - avevamo ragionato, con tutti i soggetti interessati e parte attiva del processo, degli ultimi e decisivi passi ancora da compiere per arrivare a tagliare questo importante traguardo. Nel giro di pochi mesi, grazie all’impegno profuso dal Consorzio, e per quanto di nostra competenza dal Dipartimento e dall'Assessorato all’Agricoltura, siamo riusciti a centrare, in maniera solenne, un obiettivo rilevante per l’intera Calabria, che una volta ancora trova in sé, nelle risorse della terra e nell’ingegno dei calabresi, un elemento di crescita, ma anche di narrazione di una realtà diversa da stereotipi e apparenze".
"Il risultato ottenuto - aggiunge dal canto suo l'assessore regionale all'agricoltura Gianluca Gallo - premia un lavoro di squadra che dimostra come, facendo rete, si possano superare difficoltà e ostacoli di vario tipo. Il riconoscimento ha una valenza straordinaria, essendo il cedro un frutto simbolico da un punto di vista religioso e culturale: rilanciarne il valore in termini di qualità, attraverso un disciplinare che ne sarà garanzia, consentirà di avviare percorsi di ulteriore valorizzazione, pure nell’ottica dello sviluppo del territorio e dell’intera Regione".
Angelo Adduci (presidente Consorzio del Cedro di Calabria), Gianluca Gallo (assessore regionale all'agricoltura Regione Calabria), Roberto Occhiuto (presidente della Regione Calabria) e Roque Pugliese (delegato nuova sezione Palmi-Reggio Calabria della Comunità ebraica di Napoli). Foto fornita da Angelo Adduci
La Dop Cedro di Santa Maria del Cedro designa il frutto, o esperidio, tipico dell'agrume denominato cedro, specie botanica Citrus medica, L. (tribù delle Auriantaceae, famiglia delle Rutaceae, ordine delle Terebintae), varietà liscia-diamante, italiana o calabrese, coltivati all'interno della zona di produzione che comprende il territorio amministrativo dei comuni di: Aieta, Belvedere Marittimo, Bonifati, Buonvicino, Cetraro, Diamante, Grisolia, Maierà, Orsomarso, Papasidero, Praia a Mare, Sangineto, San Nicola Arcella, Santa Domenica Talao, Santa Maria del Cedro, Scalea, Tortora, Verbicaro, in provincia di Cosenza.
Da sottolineare che il cedro di Santa Maria del Cedro Dop è tra le produzioni pregevoli di una terra, quella calabrese che, con oltre il 30% delle superfici bio, è naturalmente predisposta alla qualità in ambito ortofrutticolo. La Calabria è, infatti, prima in Italia nella produzione di clementine, tra le quali quello Igp. Seguono coltivazioni orticole di grande importanza, come il finocchio Igp di Isola Capo Rizzuto, la patata della Sila Igp, la Cipolla di Tropea Calabria Igp e l’essenza di bergamotto Dop di Reggio Calabria.