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Andamento del pomodoro da mensa sui mercati internazionali

"Con tutti i prodotti orticoli coltivati in serra, il problema sono state le alte temperature registrate tra novembre e dicembre 2022. Ancora oggi le produzioni risentono di quel caldo anomalo, con piante molto stressate, in particolar modo il pomodoro". A dirlo è Massimo Pavan, agromanager di lungo corso, che divide la sua attività imprenditoriale tra la Sicilia e il Veneto.

Massimo Pavan

Nei due mesi cui Pavan fa riferimento, la produzione di pomodoro ha avuto un picco importante, squilibrando molto il mercato. A trascinare al ribasso tutti i segmenti sono stati i midi plum che per primi hanno sofferto il gran caldo. Inoltre, molti produttori incoraggiati dai precedenti due anni di soddisfazione per la tipologia, hanno optato per impiantarla non considerando l'imponderabile avversità climatica ma neanche il trend produttivo probabilmente troppo concentrato proprio su questa tipologia. Prezzi bassissimi e quote di invenduto hanno caratterizzato un periodo che, secondo il calendario, avrebbe dovuto essere inverno.

"Diversa la situazione con il ciliegino - ha continuato l'esperto - che in quelle stesse settimane ha sofferto alla pari di altri segmenti, ma parliamo di quotazioni leggermente migliori, pari a 40/50 centesimi di euro al kg. Inversione totale di tendenza a metà gennaio che, con una offerta di prodotto enormemente inferiore, ha visto un'impennata dei prezzi superando finanche i 3,00 euro al kg. L'umidità generatasi in serra nel bimestre novembre/dicembre ha inoltre fatto sviluppare botriti, riducendo ulteriormente la resa sotto gli standard quantitativi, tant'è che ancora oggi il prezzo del ciliegino è di 2,50 alla produzione, con trend in discesa. Minore l'impatto negativo da parte della virosi ToBRFV, con la quale i produttori hanno imparato a convivere. Le aziende sementiere, d'altronde, iniziano a dare le prime risposte sul piano genetico, con pomodori dotati di resistenze intermedie".

Quest'anno, il ciliegino si "difende" meglio del datterino perché anche quest'ultimo risulta presente in grande quantità.

"Lo stesso andamento produttivo e commerciale sembrerebbe aver riguardato i nostri colleghi spagnoli - ha aggiunto il manager - Diverso però il caso del Marocco, non solo per le produzioni, ma anche per il divieto dell'export di pomodoro imposto dal Governo che, per mitigare i prezzi interni del pomodoro, ha deciso di fermare i flussi verso l'Europa. Il provvedimento, poi, è stato temporaneamente sospeso per essere reintrodotto quasi subito. Analoga sorte è toccata alle produzioni turche, ma solo dal 2 all'8 marzo 2023, perché la questione rischiava di compromettere l'affidabilità degli esportatori verso la clientela internazionale. L'interruzione della Turchia, nel frangente, aveva aperto uno spiraglio per maggiori forniture del pomodoro siciliano verso Polonia e altre destinazioni dell'est".

La motivazione del Governo turco, che avrebbe voluto mantenere il divieto fino al 14 aprile, era quella di garantire sufficienti forniture interne e stabilizzare i prezzi, a seguito dei devastanti terremoti nel sud-est del Paese. Il divieto ha scatenato una reazione negativa all'interno dell'industria nazionale dei pomodori, che dipende dalle esportazioni per la propria sopravvivenza. L'industria ha dimostrato che le forniture di pomodori (520.000 tonnellate nel 2022) sono più che sufficienti per soddisfare la domanda sia interna che estera, sottolineando che qualsiasi interruzione delle esportazioni avrebbe causato enormi danni economici al settore.

L'apertura di ulteriori flussi per il prodotto siciliano verso i mercati dell'est Europa ha, dunque, subito una drastica marcia indietro.