Per le fragole italiane è un buon momento commerciale, ma non dal punto di vista dei volumi raccolti. Infatti, non sembrano giungere in vendita grossi quantitativi, in particolare da alcuni areali meridionali, come Basilicata e Sicilia, dove le varietà medio-tardive sono ancora lontane dal picco produttivo. È quanto emerge da un'analisi effettuata grazie a un confronto con alcuni tecnici di campo e imprenditori agricoli del Metapontino.
Al momento, a fare la differenza è proprio la Campania, specie il casertano e il salernitano, dove si stanno movimentando volumi importanti di fragole per i supermercati nazionali, complice anche l'aumento delle superfici investite a varietà precoci.
La scarsa offerta genera un incremento delle quotazioni: i prezzi variano infatti all'ingrosso dai 4,00 ai 4,50 €/kg, senza significative differenze tra le varietà più diffuse.

A creare questo scompenso negli areali fragolicoli è stato certamente l'andamento climatico sfavorevole, che ha inciso sullo sviluppo delle piante e sulla produzione. Le aziende della Basilicata si aspettavano che, in questo periodo, sarebbero riuscite a fornire maggiori quantitativi alle catene della Gdo, e invece non si riescono a soddisfare tutte le richieste. Dopo le temperature prevalentemente miti già in fase di trapianto, è arrivato il freddo di metà gennaio che ha rallentato le coltivazioni. In Basilicata, per alcune varietà medio tardive sono state finora raccolti 60-80 g a pianta, rispetto ai circa 250 g di quelle precoci.
Neanche dalla Spagna sembrano arrivano ingenti quantitativi, anche qui a causa delle condizioni atmosferiche anomale che hanno limitato la frequenza di stacco.
La domanda è sostenuta e questo fa ben sperare le aziende italiane in quanto, nonostante i prezzi delle fragole si mantengano alti, sembra registrarsi comunque un'elevata frequenza di acquisto da parte delle famiglie. Nelle prossime 2-3 settimane, si attende una graduale crescita dei volumi, ma tutto dipenderà dal clima.