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Anche il piccolo produttore può fare la differenza

Merce invenduta? Come recuperarla invece di mandarla al macero

Di recente, sui social media è all'ordine del giorno vedere video di produttori che "rimettono" alla terra i prodotti coltivati e raccolti con grande sacrificio, ma che purtroppo rimangono invenduti (clicca qui per vedere uno dei filmati in circolazione).

C'è chi si chiede come mai questi agricoltori non optino per enti caritativi o non regalino i propri prodotti a chi ne ha bisogno, invece di sprecarli così. Come ci spiega un produttore, "perché ci sono regole anche per la beneficenza. La merce deve essere sana e mercantile e se un'azienda decide di donare, deve seguire canali autorizzati. Sarebbe utile maggior chiarezza sui sistemi di recupero del cibo invenduto, in modo che anche il più piccolo coltivatore possa decidere se gettare la merce oppure aiutare famiglie meno fortunate".

Per fare chiarezza sulla questione, FreshPlaza ha intervistato Vittore Mescia, responsabile operation della Fondazione Banco Alimentare Onlus.

La Rete Banco Alimentare è accreditata presso l'AGEA (Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura) e usufruisce pertanto della donazione di derrate alimentari destinate agli indigenti dal Fondo di aiuti europei agli indigenti (FEAD). La Onlus è, inoltre, autorizzata alla distribuzione delle eccedenze di ortofrutta in base al Regolamento Comunitario Gestione Crisi (reg. Ue m.543/2011), che disciplina il ritiro dai mercati con destinazione distribuzione gratuita. Questo intervento dell'Ue ha lo scopo di aiutare i produttori agricoli associati e, al contempo, distribuire agli indigenti frutta e verdura idonea al consumo.

Mescia spiega: "Per quanto concerne l'ortofrutta, tre sono le fonti da cui ci approvvigioniamo: le Organizzazioni di produttori, i mercati all'ingrosso e i supermercati. Le Op non possono donare più del 5% del valore del proprio fatturato e, secondo il programma europeo cui aderiscono, ricevono un rimborso in base al tipo di prodotto che donano, al quantitativo, a cernita, imballaggio e trasporto. Il singolo produttore è, invece, fuori da questo meccanismo: può solo donare il prodotto e beneficiare dei recuperi fiscali legati alla referenza donata".

Con 21 sedi sparse per l'Italia, il produttore chiama quella a lui più vicina. In merito agli standard che gli ortofrutticoli recuperati devono rispettare, Mescia sottolinea che non ce ne sono di specifici. "Qualsiasi tipologia di frutta e verdura è accettata. Il prodotto deve essere perfettamente commestibile. Non importa la forma, ma che sia una referenza sana e distribuibile. Inoltre, alla logistica possiamo pensare noi, previo accordo. Chiediamo solo che il prodotto sia trasportabile (confezionato o sfuso in bins o cassette, per intenderci, ndr). Il ritiro avviene con i nostri mezzi e restituiamo eventuali cassette, bins e bancali utilizzati per il trasporto. Quello che non facciamo è effettuare la raccolta degli ortofrutticoli".


(Foto: bancoalimentare.it)

"Il produttore può emettere un Ddt di consegna come cessione gratuita o come donazione. Nel primo caso, quindi, se il prodotto non è più commercializzabile, sono previsti i benefici fiscali della legge 166. In caso di donazione, se il prodotto è ancora di qualità ma invenduto, il beneficio fiscale è più interessante, in quanto fa riferimento al reddito imponibile. C'è un limite anche in questo caso: il valore donato in un anno non può superare i 70.000 euro. Ovviamente, non si possono far passare le eccedenze di prodotto (scarto) come donazioni".

Mescia, inoltre, evidenzia quanto le sinergie locali siano a volte sottovalutate e poco conosciute. "Anche in presenza di quantitativi limitati, si possono mettere in atto delle collaborazioni locali e far sì che i produttori vengano in contatto con associazioni territoriali e che la merce non venga buttata. C'è sempre un'opzione migliore".

Sul bilancio 2022 della Fondazione, Mescia sottolinea: "Le difficoltà legate allo scoppio della guerra in Ucraina, all'aumento dell'inflazione e alla crescita dei prezzi delle materie prime e dei costi dell'energia non hanno fermato l’attività di recupero e redistribuzione di cibo che Banco Alimentare realizza ogni giorno in tutta Italia. Con stupore, nel 2022 la Onlus stima circa 4.602 tonnellate rappresentate da ortofrutta, proveniente principalmente da organizzazioni di produttori, contro le 4.622 ton del 2021".

Per maggiori informazioni: www.bancoalimentare.it