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Focus di Seminart sul rafano come coltura da sovescio

Soluzioni naturali contro la stanchezza del terreno

Il sovescio è una pratica intercalare da sempre conosciuta, che viene esercitata tra una coltura principale e quella successiva, ma non garantisce reddito diretto all'agricoltore.

La domanda quindi sorge spontanea: perché effettuarla? Negli ultimi anni, numerosi studi scientifici spiegano come l'impiego di metodi intensivi determinino, a lungo andare, l'impoverimento del suolo e una progressiva perdita di biodiversità nell'ecosistema agricolo. Aspetti, questi, che si ripercuotono sulla produttività e la stabilità sanitaria dell'ecosistema stesso.

"In questo senso - afferma Alberto Farè, responsabile tecnico di Seminart - una delle problematiche principali causata dalla pratica monocolturale è la scomparsa della stabilità ecologica. Questa situazione, indotta dallo sfruttamento intensivo del suolo e dal continuo replicarsi di cicli colturali analoghi, porta alla progressiva perdita di complessità, ossia delle interazioni tra gli organismi viventi presenti, limitando la loro sinergia nel contrasto allo sviluppo dei patogeni particolarmente dannosi".

In un ambiente semplificato infatti, le colture, in assenza di stabilità ecologica, risultano estremamente sensibili ai patogeni specializzati e particolarmente suscettibili ai loro danni. Di conseguenza, diventa necessario intervenire con prodotti chimici per evitare danni economici rilevanti, ma che non risolvono il problema alla base e sono molto negativi sia per l'ambiente che per la coltura: una delle conseguenze principali alla perdita di biodiversità è la stanchezza del terreno, situazione in cui il terreno perde progressivamente la propria capacità produttiva e le colture diventano più suscettibili agli attacchi parassitari e non sono in grado di esprimersi ai massimi potenziali.

La possibile soluzione
Come risolvere quindi queste problematiche? La soluzione più sostenibile ed efficiente è la coltivazione di colture intercalari biocide che, grazie alla loro capacità di controllo, sono in grado di limitare la diffusione dei patogeni più pericolosi e migliorare, allo stesso tempo, la fertilità del terreno. A tal proposito, di grande interesse può essere il Rafano oleifero (Raphanus sativus var. Oleiformis), pianta appartenente alla famiglia delle brassicacee, adatta a terreni argillosi, anche se compattati e difficilmente drenanti che, sebbene sia sensibile a temperature rigide, se seminata con un certo anticipo è in grado di evidenziare il proprio potenziale produttivo, prima del sopraggiungere del periodo freddo.

"Ma la caratteristica che rende unico il rafano - precisa Farè - è un'altra: la bio-fumigazione. Quest'azione comporta il rilascio di sostanze fitotossiche nel terreno, i glucosinolati, che uniti all'enzima mirosinasi (Sistema Glucosinolati-mirosinasi), in presenza di acqua e lesioni dei tessuti vegetali, idrolizza in isotiocianato, potente biofumigante con effetto di eliminazione di molti patogeni tra i quali, funghi, nematodi ed insetti terricoli".

Per un corretto intervento, è bene tritare finemente il rafano appena raggiunta la fase di fioritura, interrare la biomassa ed effettuare in seguito un'abbondante irrigazione. Questa sostanza è contenuta in alcune specie appartenenti alle brassicacee, ma non tutte le varietà la producono in quantità rilevanti per poter garantire un effetto adeguato. Per questo motivo, l'obiettivo di Seminart è quello di studiare e scoprire le capacità peculiari di ogni varietà da sovescio, prima di porle in commercio. Attraverso specifiche prove varietali, privatamente o in collaborazione con i principali enti di ricerca a livello nazionale, individuiamo le varietà più adatte a ogni specifica funzione, su tutte le varietà biocide.

Prove su rafano
"Ad esempio - aggiunge il tecnico - quest'autunno la sperimentazione di Seminart si è focalizzata sul testare le capacità biocide delle nostre varietà di rafano contro la Heterodera graminicola. Questo nematode galligeno (root knot) è un parassita alloctono che fino a poco tempo fa era conosciuto esclusivamente in Asia, Americhe e Sudafrica. Tuttavia, grazie agli intensi scambi commerciali, principale via di diffusione dei parassiti, è arrivato in Europa nel 2016, dov'è stato riscontrato per la prima volta in Piemonte e ha iniziato ad espandersi verso la Lombardia".

Questo parassita colpisce gli apparati radicali, alterandone la normale fisiologia. È responsabile della formazione di galle (rigonfiamenti) e del mancato sviluppo di peli radicali, adibiti all'assorbimento di elementi nutritivi. Il sintomo principalmente riconducibile all'attacco di Heterodera graminicola si nota a inizio estate, con piante allo stadio iniziale di sviluppo. Le piante infestate evidenziano scarso accrescimento, perdita di vigore, arresto della crescita, clorosi con apparati radicali fortemente colpiti.

"Il rafano, in grado di sfruttare la propria rusticità e capacità di sviluppo anche in ambienti difficili, terreni compattati e asfittici, come le risaie, nel caso rilasciasse una valida quantità di sostanze allelopatiche potrebbe esplicare un'ottima capacità biocida nei confronti di questo parassita, controllandone l'espansione soprattutto nei periodi intercalari, dove il parassita sopravvive sulle piante infestanti per poter infettare nuovamente l'appezzamento nel ciclo successivo", conclude Farè.

Per maggiori informazioni 
Seminart s.r.l.
Via S. Antonio, 60
35019 Tombolo (Padova)
+39 049 94 71 316
seminart@seminart.it 
www.seminart.it