"Quest'anno, le superfici produttive del pomodoro da mensa si sono ridotte un po' in tutti gli areali significativi per la coltivazione di questa referenza, a causa dell'aumento vertiginoso dei costi di produzione, pari a un +35% rispetto allo scorso anno - è quanto afferma Emilio Benevento di Agrisem - Molti produttori della zona dell'agro-nocerino-sarnese (Campania - Italia), da sempre specializzata nella coltivazione di pomodoro insalataro della tipologia allungata, hanno intrapreso altre scelte colturali. Coloro che effettuavano un doppio ciclo di produzione, ne hanno fatto solo uno, e c'è anche qualche produttore che ha scelto di coltivare tutt'altro, come cetriolo e lattuga. Il motivo è da ricercarsi anche nella difficoltà di arruolamento della manodopera e non solo nell'aumento dei costi di produzione".
"Per quanto riguarda le scelte varietali di pomodoro da mensa, va fatto un distinguo tra Sicilia, Lazio e Campania - continua Benevento - In Sicilia, la produzione dei pomodori allungati è quasi sparita perché fortemente suscettibili al ToBRV, lasciando spazio alle tipologie più piccole. Nella zona di Fondi-Sperlonga si coltiva un po' tutto, anche se negli ultimi tempi stanno crescendo le superfici a cuore di bue. In Campania invece va per la maggiore l'insalataro".
A parlare invece dell'andamento commerciale è Michele Conti, che dice: "Da dieci giorni a questa parte stiamo vivendo una fase un po' critica, poiché dobbiamo far fronte alla fine della produzione siciliana, che arriva sui mercati a prezzi più competitivi dei nostri, visto che nella zona di Fondi–Sperlonga (Lazio - Italia) la campagna del pomodoro da mensa è agli inizi. Quindi si registra un'offerta abbondante, dovuta alla sovrapposizione delle produzioni delle varie aree, e il mercato non riesce ad assorbirle, visti anche i consumi poco vivaci. Le richieste maggiori ci pervengono per i pomodori costoluti, mentre notiamo una certa lentezza nel commercio dei piccadilly".