In Sardegna, quest'anno l'invasione delle cavallette (Dociostaurus maroccanus) è partita molto presto e con una intensità imprevedibile. Con questi giorni caldi e con l'assenza di piogge la situazione tende poi a peggiorare, perché si creano le condizioni ottimali per una schiusa maggiore di uova (ogni locusta riesce a deporre fino a 100 uova).
Sebbene le superfici investite a ortofrutta siano molto limitate nell'area interessata, si registrano purtroppo danni significativi in diverse aziende, ma si lavora per prevenire che l'invasione si sposti in quegli areali in cui sono presenti notevoli coltivazioni di frutta e verdura, primi fra tutti la provincia di Oristano e quella di Sassari. Per avere un aggiornamento più preciso abbiamo contattato Marcello Onorato, dirigente della Laore Sardegna, agenzia per l'attuazione dei programmi regionali in campo agricolo e per lo sviluppo rurale.
"Probabilmente siamo nella fase di picco dell'invasione, che si ripete già da diversi anni - spiega Onorato -. La zona colpita è la piana di Ottana, nella parte centrale dell'isola. Finora, a essere state danneggiate sono soprattutto le coltivazioni cerealicole e foraggere. Ovviamente ci sono anche alcune aziende agricole che producono orticole, angurie e meloni. L'inverno in Sardegna è stato mite e la primavera molto siccitosa, condizioni climatiche che hanno favorito la proliferazione delle locuste. Ma se non avessimo tentato di arrestarne l'avanzata, il bilancio adesso sarebbe stato davvero tremendo".
"Fin dalle prime segnalazioni, ci siamo mossi tempestivamente per effettuare un attento monitoraggio degli sciami. Abbiamo poi trattato oltre 500 focolai con soluzioni insetticide a bassa tossicità, mentre ora stiamo procedendo con una mappatura delle cavallette che stanno deponendo le uova. Faremo in modo che gli agricoltori effettuino delle lavorazioni superficiali del terreno, così da far emergere le uova e permettere agli eventi atmosferici, uccelli e altri parassiti di distruggerle. Le cavallette hanno la capacità di volare fino a 50 km, in 24 ore, specie in giornate molto ventilate. Vogliamo evitare che l'invasione si intensifichi il prossimo anno, con il rischio di interessare anche il settore ortofrutticolo e non solo quello agro-pastorale".