"La campagna arancicola 2021/22 segna un -30% di produzione rispetto a quella precedente, quando invece si era avuta una sovrapproduzione. Il calo si è verificato dapprima a causa delle gelate primaverili, poi per il caldo intenso e già estivo, che ha fiaccato un po' tutte le coltivazioni isolane, poiché le temperature registrate si sono mantenute per molti giorni oltre i 40°C, con punte di 45°C, e toccando perfino i 48 gradi!". A dirlo è Gerardo Diana, agrumicoltore alle pendici dell'Etna, il quale ha aggiunto: "All'estate torrida e con forti venti di Scirocco, è seguito un autunno caratterizzato da piogge intense che in alcuni areali sono diventate alluvionali, soffocando l'apparato radicale di aranci e limoni. Infine, si è verificato un periodo di siccità con oltre 150 giorni di assenza da piogge che ha richiesto massicce irrigazioni, energivore, da febbraio a oggi".
Gerardo Diana
"La diminuita produzione - aggiunge l'imprenditore agricolo - ha permesso un andamento più sereno sul piano commerciale. La campagna infatti è stata piuttosto regolare, con un breve stop a ridosso delle festività pasquali. Subito dopo, l'andamento commerciale è proseguito regolarmente, arrivando fino al 15/20 maggio con il prodotto rosso. Anche il prodotto biondo italiano, quest'anno, ha avuto un maggior riconoscimento del proprio valore, grazie, o per meglio dire purtroppo, a una diminuita quantità di prodotto proveniente dalla Spagna che ha sofferto di un prolungato sciopero dei trasporti, sommatosi a una inferiore esportazione dal Sudafrica, ma anche dell'Egitto, dovuta in entrambi i casi all'aumento esponenziale del costo dei container".
"Sulla campagna commerciale, in breve possiamo dire che il prodotto rosso, quest'anno, ha avuto un aumento di prezzo del 25/30% alla produzione - dice Diana - La variazione del valore, talora, è dovuta alla provenienza del prodotto dai diversi areali e al valore aggiunto riconosciuto dal mercato, come per i prodotti a marchio IGP, o comunque a seconda delle partite di merce".
Tutto, bisogna sempre tenerlo presente, è avvenuto in un anno in cui i prezzi delle materie prime sono schizzati alle stelle. Una buona parte dei maggiori introiti che i produttori hanno avuto sono stati polverizzati, come abbiamo visto, proprio dai rincari non solo delle materie prime ma anche dal costo di fertilizzanti, agrofarmaci e dai costi energetici.
Una considerazione a parte, secondo quanto riferito da Gerardo Diana, la merita l'arancia bionda siciliana, quest'anno. "Anche il nostro prodotto biondo - spiega l'esperto - ha visto un aumento di prezzo in percentuale del 30% circa rispetto all'anno scorso. Qui va segnalata, come nota positiva, la crescita dei canali commerciali per le varietà bionde, i cui vantaggi saranno apprezzabili nel tempo".
"I vantaggi sono almeno tre - rivela l'agrumicoltore - il primo dei quali, per quanto forse lapalissiano non è banale: ossia, i nostri produttori hanno avuto la possibilità di conoscere nuovi sbocchi commerciali; il secondo vantaggio è quello di aver avuto la possibilità di far conoscere la qualità della nostra arancia bionda nei mercati fin qui sostanzialmente preclusi dalla imperante presenza del prodotto iberico; il terzo è quello che abbiamo potuto scaricare le piante prima del previsto, evitando di sottoporle a uno stress fino a giugno, e oltre, quando cioè la campagna sarà definitivamente chiusa. In estrema sintesi, possiamo affermare che il bilancio resta moderatamente positivo per la stagione arancicola 2021/2022, ciò perché il maggior prezzo ha contribuito a non deprimere le aziende sotto i massicci aumenti dei costi di produzione".
Il monito alle Istituzioni
Gerardo Diana, infine, lancia un avvertimento molto serio e inequivocabile alle Istituzioni europee ed italiane in primis: "Siamo fortemente preoccupati per l'incombere dell'HLB, che potrebbe entrare nel territorio italiano con le prossime importazioni estive. Facendomi portavoce dei miei colleghi produttori agrumicoli, esorto gli Enti preposti alla vigilanza a prestare la massima attenzione. Per il Citrus greening, purtroppo, non vi è cura e ritrovarlo nelle nostre campagne significherebbe la fine di questo settore produttivo, infliggendo all'economia siciliana un colpo mortale, con gravi conseguenze sul piano sociale".