Nei giorni scorsi, il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC) ha pubblicato l'atteso rapporto sulla mitigazione dei cambiamenti climatici. Terzo volume del Sesto Rapporto di Valutazione dell'organismo delle Nazioni Unite, è il punto più aggiornato e accurato sui progressi della conoscenza, sulle soluzioni disponibili e sulle azioni da intraprendere per limitare le emissioni globali di gas climalteranti. Il rapporto presenta analisi che, prendendo in considerazione diversi settori della società e dell’economia, pongono il tema della mitigazione nella prospettiva dello sviluppo sostenibile.
Secondo gli scienziati, nel periodo 2010-2019 le emissioni medie annue di gas serra a livello globale erano ai livelli più alti della storia dell'umanità, ma il loro tasso di crescita è rallentato. Senza un'immediata e profonda riduzione delle emissioni in tutti i settori, l'obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C è fuori portata.
Tuttavia, ci sono sempre più evidenti risultati portati dall'azione climatica. In tutti i settori sono disponibili opzioni che possono almeno dimezzare le emissioni entro il 2030. L'agricoltura, la silvicoltura e altri usi del suolo possono permettere una riduzione delle emissioni e una rimozione e immagazzinamento dell'anidride carbonica su larga scala. Tuttavia, il suolo non può compensare i ritardi nella riduzione delle emissioni in altri settori. Le opzioni di risposta possono beneficiare la biodiversità, aiutarci ad adattarci ai cambiamenti climatici e assicurare i mezzi di sussistenza, il cibo, l'acqua e le forniture di legname.
Uso del suolo negli scenari di mitigazione
"Il ruolo del settore agro-forestale (AFOLU - Agriculture, Forestry and Other Land Use) nella mitigazione è quello di ridurre le emissioni, rimuovere quantità significative di carbonio dall'atmosfera e fornire materie prime per consentire la mitigazione all'interno di altri settori, come energia, industria o edilizia", ha dichiarato Lucia Perugini del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC), delegata italiana nella Sessione IPCC, durante l'evento online "Cambiamenti climatici 2022: Mitigazione dei cambiamenti climatici", tenutosi ieri 5 aprile.

(Slide tratta dalla presentazione di Lucia Perugini del CMCC)
"Il settore agro-forestale ha un potenziale di mitigazione molto elevato: può fornire dal 20 al 30% della mitigazione globale nel 2050, che corrisponde a 8-14 Gt di CO2. Attualmente di questo potenziale ne viene sfruttato solo l'1,4%. Tra le attività con capacità più elevate, al secondo posto troviamo l'agricoltura, attraverso ad esempio la gestione del carbonio nel suolo dei terreni coltivati e la gestione dei fertilizzanti. Ci sono anche misure dal lato della domanda, tra cui il passaggio a diete sane e sostenibili, basate prevalentemente sul consumo di frutta e verdura, e la riduzione degli sprechi alimentari".
"La maggior parte delle opzioni di mitigazione sono prontamente disponibili, e possono avere un impatto positivo o negativo sulla biodiversità, sul funzionamento dell'ecosistema, sulla qualità dell'aria e dell'acqua, la produttività del suolo e la sicurezza alimentare, tra gli altri. Esistono delle barriere per l'implementazione di queste opzioni, soprattutto la mancanza di supporto finanziario e istituzionale. Sono connessi anche notevoli rischi, tra cui quello sulla sicurezza alimentare".
I prossimi anni sono cruciali
Negli scenari valutati dagli scienziati, limitare il riscaldamento a circa 1,5 °C richiede che le emissioni globali di gas serra raggiungano il loro picco, al più tardi, nel 2025 per poi ridursi del 43% entro il 2030; allo stesso tempo, anche il metano dovrebbe essere ridotto di circa un terzo. Nonostante questo, è quasi inevitabile che si supererà temporaneamente tale limite di temperatura, ma si potrà ritornare al di sotto di esso entro la fine del secolo.
"È ora o mai più, se vogliamo limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C", è l'avvertimento della scienza. "Senza una riduzione immediata e profonda delle emissioni in tutti i settori, sarà impossibile".
La temperatura globale si stabilizzerà quando le emissioni di anidride carbonica raggiungeranno lo zero netto. Per 1,5 °C, questo significa raggiungere lo zero netto di emissioni di anidride carbonica a livello globale nei primi anni 2050; per 2 °C, nei primi anni 2070.
Questa valutazione mostra che limitare il riscaldamento a circa 2 °C richiede comunque che le emissioni globali di gas serra raggiungano il loro massimo al più tardi entro il 2025, e siano ridotte di un quarto entro il 2030.
Meno emissioni, migliore qualità della vita
Una parte del rapporto è dedicata a dimostrare che modificare i modelli di vita con stili e abitudini coerenti con gli obiettivi climatici non vuol dire peggiorare il livello di benessere delle persone. Al contrario, i cambiamenti necessari nel settore dei trasporti, nell'industria, nell'edilizia e nel settore alimentare migliorano le condizioni di salute e la qualità della vita in generale. L'efficienza e la qualità di molti servizi può essere migliorata con scelte improntate a una prospettiva di sviluppo sostenibile e con soluzioni energeticamente efficienti e a basso contenuto di carbonio.
Per maggiori informazioni: www.cmcc.it