Nel passaggio tra il 2021 e il 2022 prosegue la diminuzione delle superfici di asparago in Italia. Questa contrazione è in atto soprattutto in alcune regioni, prima tra tutte la Puglia, oggi posizionata su circa 4.000 ettari ma, ancora fortemente maggioritaria in termini di estensione nel panorama nazionale.
Le superfici in produzione in Lazio, Emilia-Romagna e Campania sono stimate in circa 700 ettari ciascuna e tendono ad essere stabili, con la sola eccezione della Campania in lieve ripresa. Stabile anche il potenziale presente in Veneto, seconda regione per importanza, con quasi 1.900 ettari. Il resto del Paese vede una sostanziale stabilità rispetto al 2021, ma si segnala un calo di superfici in Piemonte bilanciato da una crescita in Toscana.

In Italia l'estensione complessiva 2022 si attesta a poco più di 9.000 ettari di asparago, -8% sul 2021 (stime CSO Italy).
In questa fase iniziale della stagione le raccolte di asparago italiano risultano ancora piuttosto limitate. Il freddo che ha accompagnato un po' tutta Italia nel mese di marzo ha notevolmente intralciato lo sviluppo delle coltivazioni in pieno campo. Fino ad oggi pressoché la totalità del prodotto italiano disponibile è proveniente da impianti forzati in coltura protetta, prevalentemente della Campania, e in quantitativi più limitati nel Lazio e Veneto.

In tutti i principali areali a pieno campo, nonostante l'innalzamento delle temperature di questi ultimi giorni, le quantità sono ancora quasi assenti. È attesa una progressione reale dell'offerta non prima della conclusione del mese di marzo o ad inizio aprile, a seconda della zona di riferimento, ma che dipenderà naturalmente dall'andamento climatico.
Sono da rimarcare alcuni fattori da tenere monitorati, come la siccità al nord, la reperibilità della manodopera specializzata per la raccolta segnalata in diversi bacini di produzione, dal nord a sud Italia, e l'aumento generale dei costi.

Le quotazioni fino a questo momento sono risultate sostenute e soddisfacenti, grazie anche all'elevata richiesta a fronte di una bassissima offerta e il volume di asparago in arrivo dalla Spagna (tradizionalmente principale fornitore nonché nostro più forte concorrente) risulta ad oggi limitato per l'andamento climatico e per la logistica.
Il mercato nazionale, dunque il consumo domestico, è quello prevalente per quanto riguarda la vendita delle produzioni di asparago italiano. Nelle annate precedenti la specie stava mostrando un andamento di crescita ma il 2020 aveva segnato una frenata, in termini acquisti. Nel corso del 2021, sono state comperate oltre 27.300 tonnellate di asparagi, segnando una leggerissima ripresa sul 2020, quando la specie risentì particolarmente del diffondersi della pandemia.
In Germania, tradizionalmente principale mercato di sbocco per quanto concerne il nostro export, la raccolta 2021, pari a 119.000 tonnellate, è stata simile a quella del 2020, su volumi inferiori a quanto realizzato qualche anno fa, quando si erano superare le 130.000 tonnellate annuali (dati fonte AMI). Dopo una diminuzione ora le superfici tendono a risultare pressoché stabili su oltre 25.000 ettari, di cui circa l'85% è ancora composto da asparagi bianchi.
Nell'ultimo decennio la quota dei consumatori tedeschi che acquistano il prodotto di colore verde è progressivamente aumentata, tanto che oggi i volumi di verde superano i 15%. L'aumento della domanda di verde non è stato soddisfatto dalla produzione interna, ancora esigua e dunque, gli approvvigionamenti arrivano ancora da merce estera. Per molti anni si è assistito a importazioni costanti, con una crescita dell'asparago verde ed una diminuzione di quello bianco, di provenienza soprattutto greca, ma recentemente l'import sembra aumentare.
Fonte: CSO Italy per FreshPlaza.IT