Il 1° gennaio 2022, la Bielorussia ha applicato un embargo di sei mesi sulle importazioni di prodotti alimentari dall'Ue, compresi frutta e verdura. È un altro colpo, anche se più contenuto, per alcuni coltivatori e commercianti di pere olandesi e belgi. Questo divieto segue l'embargo commerciale in corso della Russia, imposto il 7 agosto 2014.

Il team della Urfruit con Mark Vernooij (a sinistra)
L'embargo russo era la risposta alle sanzioni dell'Unione europea contro Mosca, in seguito all'annessione illegale della Crimea all'Ucraina. Le esportazioni di pere della Urfruit, azienda dei Paesi Bassi, dipendevano per l'80% dal mercato russo. Ora anche la Bielorussia non è più una destinazione d’esportazione, quindi questo coltivatore di pomacee deve, ancora una volta, andare alla ricerca di mercati alternativi.
Ampia diffusione geografica della clientela
"Questa volta, fortunatamente, non parliamo di volumi abbondanti", afferma Mark Vernooij. "Facevamo un carico o due di pere a settimana, destinati al consumo interno bielorusso. Quindi senza riesportare. Ma, nel caso si verifichino delle carenze sul mercato bielorusso, potremmo riesportare tramite una clausola di esenzione. Speriamo che accada".
"Tuttavia, a differenza di sette anni fa, ora siamo tutelati da questo tipo di situazione avendo una base clienti ampiamente diffusa geograficamente. Annoveriamo molti clienti in tutta Europa. Ma, ovviamente, è ancora un problema, soprattutto perché non è colpa del nostro settore. Non ha nulla a che fare con il nostro prodotto o metodo di coltivazione. È una questione meramente politica, proprio come nel 2014 con la Russia".

Occorre trovare un nuovo mercato di vendita, soprattutto per la frutta di seconda categoria. Come sanno anche i coltivatori di kaki spagnoli. A causa della pressione dei parassiti, hanno un quantitativo maggiore di frutta di qualità inferiore che ora non possono vendere sul loro mercato abituale: la Bielorussia. "In un certo senso, questo vale anche per le nostre pere. Non tanto per le Conference, le cui vendite riguardano solitamente i frutti di seconda categoria. Ma la Bielorussia è sempre stata una destinazione di riserva per le nostre pere Lucas, la cui situazione era già difficile".
Importazioni bielorusse di pere
Nel 2020, le statistiche doganali sulle importazioni bielorusse mostrano che i Paesi Bassi hanno esportato circa 13.000 tonnellate di pere in Bielorussa, il Belgio ha inviato 32.000 tonnellate e la Turchia oltre 26.000 tonnellate. La Polonia è risultata al primo posto, con 34.000 tonnellate. Le esportazioni olandesi di mele hanno risentito meno del nuovo divieto, perché le abbondanti e più economiche quantità di mele polacche arrivate su quel mercato, non hanno lasciato spazio alla frutta olandese. Ora che anche alla Polonia non è più consentito esportare le drupacee nella vicina Bielorussia, si aprono delle opportunità per i Paesi di coltivazione emergenti, in particolare la Turchia.
Nessun piano di compensazione
"Non abbiamo ancora sentito parlare di alcun piano di compensazione", dice Mark rammaricato. "Quando c’è stato il boicottaggio russo, non abbiamo avuto alcun risarcimento. Il nostro settore è vittima di problemi geopolitici che pendono, nostro malgrado, sulle nostre teste. Non è giusto, ma è così. Dovremo concentrarci ancora di più sulle linee fisse europee per programmi lunghi. Perché c'è molto da guadagnare sul consumo di pere in Europa".

"I profitti sono certamente maggiori, rispetto alle destinazioni lontane. Può essere stimolante, ma anche piuttosto rischioso. Ad esempio, alcune società belghe e polacche hanno alcune fatture in sospeso in alcuni aree del Nord Africa, che non verranno mai pagate. Anche esportare in Cina sembra vantaggioso, ma è costoso. Per ammortizzare i costi devi inviare volumi abbondanti, quindi per una piccola azienda come la nostra, non è redditizio. Mentre lo è per i grandi operatori del mercato".
Russia
Se il mercato russo dovesse tornare accessibile, Mark dubita che le vendite torneranno ai livelli precedenti. "Penso che sia impossibile. Non è che tutto ciò che abbiamo costruito sia scomparso, ma è un'illusione pensare che, se il mercato russo riaprisse oggi, sarebbe tutto come prima. Ci sono, ovviamente, dei concorrenti su quel mercato, come la Turchia. Ma anche la Russia stessa ha investito nelle drupacee", conclude Mark, che è già completamente passato ad altri mercati europei.
Per maggiori informazioni:
Mark Vernooij
[email protected]
Urfruit
Marketing 45
6921 RE Duiven - Paesi Bassi
+31 (0)575 472 473
www.urfruit.nl