Iscriviti alla nostra newsletter giornaliera e tieniti aggiornato sulle ultime notizie!

Iscriviti Sono già iscritto

State utilizzando un software che blocca le nostre pubblicità (cosiddetto adblocker).

Dato che forniamo le notizie gratuitamente, contiamo sui ricavi dei nostri banner. Vi preghiamo quindi di disabilitare il vostro software di disabilitazione dei banner e di ricaricare la pagina per continuare a utilizzare questo sito.
Grazie!

Clicca qui per una guida alla disattivazione del tuo sistema software che blocca le inserzioni pubblicitarie.

Sign up for our daily Newsletter and stay up to date with all the latest news!

Registrazione I am already a subscriber
A cura del prof. Giorgio Balestra

Cambiamenti climatici ed emergenze fitosanitarie: il caso Psa

La pandemia vegetale su piante di Actinidia spp. causata dal batterio Pseudomonas syringae pv. actinidiae (Psa) ha causato enormi perdite economiche a due tra i principali produttori ed esportatori mondial di frutti di kiwi, quali l'Italia e la Nuova Zelanda. 

Frutti di kiwi collassati a seguito di gravi infezioni da Psa

Questa batteriosi ad oggi è stata riscontrata anche in alcune aree dell'Asia orientale e sud-orientale e dell'Europa, ma non ancora in Nord America, nella maggior parte del Sud America ed in Africa. La distribuzione potenziale a livello globale di Psa, ad oggi era stata valutata in quattro studi utilizzando modelli di distribuzione delle specie, ma questi modelli si erano concentrati sulla distribuzione potenziale di Psa su scala locale o regionale, basandosi su un unico approccio di modellizzazione.

Attuale distribuzione mondiale del cancro batterico dell'actinidia causato (Psa). Clicca qui per un ingrandimento.

In un recente studio, frutto della collaborazione tra Nuova Zelanda, Italia, e Stati Uniti (The potential global climate suitability of Kiwifruit bacterial canker disease (Pseudomonas syringae pv. actinidiae (Psa)) using three modelling approaches. CLIMEX, Maxent and Multi-model Framework, Autori: Hossein A. Narouei-Khandan, Susan P. Worner, Suvi L.H. Villjanen, Ariena H.C van Bruggen, Giorgio M. Balestra, and Eirian E. Jones, Climate 2022, 10, 14. https://doi.org/10.3390/cli10020014), le potenziali aree a rischio per la futura distribuzione di Psa sono state invece valutate su scala globale utilizzando in contemporanea tre differenti modelli (MaxEnt, CLIMEX ed un Multi-Model Framework, tra cui Support Vector Machines) che hanno tenuto conto, comparato ed analizzato numerosi parametri bioclimatici a livello mondiale per sviluppare delle mappe predittive sulla distribuzione di Psa, nel medio e lungo termine.

I risultati ottenuti dai 3 modelli sono stati quindi combinati tra di loro per identificare le potenziali aree a rischio di diffusione ed infezione da Psa in tutto il mondo, con una sensibilità particolarmente elevata. Tutti i modelli hanno concordato sull'idoneità climatica delle aree in cui attualmente è presente Psa ed hanno inoltre identificato nuove aree in cui Psa non è stato ancora segnalato, come Stati Uniti, Iran, Europa nord-occidentale e Sud Africa (dove sono stati sviluppati di recente numerosi impianti di Actinidia spp.).

La temperatura media annuale e le precipitazioni annuali hanno contribuito maggiormente allo sviluppo delle mappe previsionali. La probabilità di insediamento di Psa risulta maggiore tra 5°C e 20°C. Sebbene le precipitazioni contribuiscano alla diffusione di Psa, quando le stesse risultano eccessive (>1200 mm/a) limitano l'insediamento di questo patogeno. 


Aree a livello globale (con maggior % di probabilità dal giallo al rosso rispetto a quanti modelli sono stati considerati) più idonee alla diffusione di Psa e quindi all'instaurarsi del cancro batterico dell'actinidia. I punti blu sono le segnalazioni di Psa ad oggi note. Clicca qui per un ingrandimento. 

Questi risultati si rivelano degli indicatori particolarmente preziosi per l'espansione delle coltivazione di questa specie frutticola rispetto al rischio di infezione da parte di Psa soprattutto per i Paesi in cui Psa è attualmente segnalato solo in limitate aree, e per i Paesi (Americhe e dell'Africa) dove questo temibile batterio fitopatogeno non è stato ancora segnalato.

Per maggiori informazioni:
Prof. Giorgio M. Balestra
Dipartimento di Scienze per l'Agricoltura e le Foreste (DAFNE)
Università degli Studi della Tuscia
Via S. Camillo de Lellis
01100 Viterbo
+ 39 0761 357474
Email: [email protected]

Data di pubblicazione:

Articoli Correlati → Vedi