I costi di produzione sono la mannaia di questi mesi, per tutti. Ma di certo, un'azienda il cui ciclo va dalla produzione in campo fino alla conservazione a 25 °C sottozero deve guardare alle bollette dell'energia con particolare preoccupazione.

"I dati sono sotto gli occhi di tutti - esordisce Giancarlo Foschi, amministratore delegato Orogel surgelati - e non dico certo nulla di nuovo. I costi dell'energia sono aumentati 4-5 volte rispetto al periodo pre-pandemia e, di conseguenza, anche le nostre bollette. Che sono pesanti. Credo che il sistema Italia debba interrogarsi sulle proprie scelte in campo energetico, al di là della situazione contingente".
Nel frattempo, altre nazioni europee hanno già fatto qualcosa di concreto: "Leggiamo sulla stampa internazionale che Francia e Germania hanno bloccato il costo dell'energia a livelli pre pandemia per alcune tipologie di aziende. Ci troviamo perciò a competere sui mercati con concorrenti, che pagano ogni Megawatt 44 euro, contro i 200 euro/megawatt nostri. E' chiaro che così siamo perdenti in partenza".

E non è solo un problema di energia. "I costi aziendali sono aumentati del 20% nel giro di pochi mesi. La metà di questi sono dati dall'energia, ma l'altra metà è costituita da imballaggi, servizi, trasporti... Occorrono scelte strategie basilari, importanti e decisive. Ora che il presidente della Repubblica è stato eletto, il Governo deve pensare alla vita delle aziende: certi rincari si possono sopportare per un mese o due, ma poi il tutto diventa insostenibile, dato che i consumi, per colpa dell'inflazione, ristagnano".
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