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Aggiornamento a inizio ottobre

Pere: situazione import-export dell'Italia ed export dei Paesi concorrenti nella stagione 2020/21

La disponibilità di pere italiane dello scorso anno, dopo un 2019 ai minimi storici, seppur in ripresa si è posizionata largamente al di sotto della media degli anni recenti; una situazione che si è riflessa nelle dinamiche del commercio estero.

L'export della campagna 2020/21 si è infatti attestato su circa 112.000 tonnellate, in risalita dopo gli esigui volumi dello scorso anno (+55%) ma su livelli modesti se confrontati con il triennio 2016/2019 (-23%) e lontani dalla media delle precedenti annate quando venivano raggiunte stabilmente le 150.000 tonnellate. In termini di valore l'export complessivo ha sfiorato i 140 milioni di euro registrando una variazione positiva del 31% rispetto all'annata 2019/20, con un prezzo medio annuo che flette di sedici punti percentuali sulla scorsa stagione pur mantenendo una posizione superiore al recente passato. 

I volumi maggiormente esportati, soprattutto in questi ultimi anni di deficit produttivi, vengono assorbiti quasi esclusivamente in ambito europeo: i paesi dell'UE (28) rappresentano il 90% del totale mentre le destinazioni dell'Europa Extra UE (28) raggiungono il 7% del complesso durante l'ultima stagione commerciale in cui prevalgono Regno Unito e Svizzera. A livello comunitario oltre l'80% dei quantitativi si concentra in pochi mercati, tra i quali spicca come sempre per importanza la Germania destinataria nell'ultimo campagna del 45% del totale, segue Francia al 15%, Austria 9%, Romania 5% e Regno Unito al 3%, Ungheria, Svizzera e Slovenia al 2% ciascuna. Si segnalano lievi aumenti verso i paesi africani al 2% del complesso, quasi esclusivamente indirizzati verso la Libia. Ancora poco rilevanti, seppur in aumento, le spedizioni dirette verso i paesi del Nord e Sud America e Medio Oriente.

Come conseguenza di un'offerta interna modesta sono corrisposte, al contrario, importazioni rilevanti, che hanno raggiunto nell'ultimo biennio circa 90.000 tonnellate. I volumi in entrata riguardano nella prima parte dell'anno principalmente il prodotto oltremare da Argentina, Cile e Sudafrica che nel complesso rappresentano annualmente oltre il 50% delle importazioni totali. 

Nella seconda parte dell'anno di crescente importanza i quantitativi di provenienza spagnola, circa 22.000 tonnellate nel 2020 che rappresentano il 24% dell'import complessivo, con volumi maggiormente concentrati nel periodo agosto-ottobre, ma ormai presenti lungo tutto l'anno. 

Significative anche le importazioni da Belgio-Olanda, in ascesa rispetto a qualche anno fa, hanno recentemente raggiunto le 17.000 tonnellate, pari al 19% dell'import 2020.

Di considerevole importanza monitorare le movimentazioni dei principali competitor europei.

In Belgio le crescenti esportazioni sono il risultato di un'ascesa produttiva proseguita fino al 2020; durante la campagna 2020/21 l'export ha sfiorato i massimi livelli con 340.000 tonnellate registrando +13% sul 2019/20 e +8% nel confronto col triennio 2015/2018. I volumi diretti sui mercati esteri rappresentano una quota consistente della produzione, mediamente oltre il 90%, nel 2020 tale quota si è attestata al 86%.

Le maggiori movimentazioni dell'ultima campagna, come sempre, sono state dirette soprattutto al mercato olandese che ha assorbito il 19% delle esportazioni complessive. In generale crescita anche tutte le altre destinazioni: in continua progressione i quantitativi diretti verso l'Estonia (13% del totale), che occupa attualmente la seconda destinazione per importanza, seguono Regno Unito e Francia con volumi simili tra loro (12% del totale), rispetto a qualche anno fa in decisa crescita i quantitativi diretti in Spagna e Germania che rappresentano attualmente l'11% e 8% del totale.

In Olanda le produzioni di pere sono duplicate in un decennio, raggiungendo le 400.000 tonnellate nel 2020. In progressiva crescita le esportazioni posizionate dal 2013 in avanti sempre al di sopra delle 300.000 tonnellate, evidenziano un trend positivo che ha raggiunto l'apice di 373.000 tonnellate nella stagione 2020/21 (+2% sul 2019/20 e +4% sul triennio 2016/2019).

Molteplici le destinazioni che contano ultimamente oltre 70 mercati, ma con quantitativi che per il 90% rimangono in ambito europeo, dove si conferma per importanza la Germania destinataria del 20-22% dell'export complessivo. Seguono Regno Unito (11%), Polonia e Francia entrambe 8%. Tra le destinazioni europee nell'ultima campagna si evidenziano i maggiori volumi diretti in Spagna (+22% sul 2019/20), Italia (+10%), Svezia (+12%), Romania (+43%) ed anche i quantitativi diretti in Portogallo.

In calo i volumi diretti in Bielorussia che scendono sulle 5.000 tonnellate (-39% rispetto agli elevati livelli raggiunti nel 2019/20), in tendenziale flessione anche Estonia a favore dell'Ucraina.

Seppur limitati, tra le mete più lontane si sottolineano i crescenti volumi diretti in Cina che raggiungono le 6.000 tonnellate, positivo anche il trend verso Hong Kong.

Le esportazioni spagnole confermano un trend altalenante, generalmente compreso tra 90.000 tonnellate e 120.000 tonnellate; durante il periodo 2020/21 i volumi inviati ai paesi esteri si sono collocati su quasi 102.000 tonnellate, -23% rispetto agli elevati volumi 2019/20 e -6% nel confronto col triennio precedente. A varcare i confini nazionali circa 1/3 delle produzioni, mediamente collocate su poco più di 300.000 tonnellate.

Nelle prime cinque destinazioni si concentra il 70% delle esportazioni complessive: i maggiori volumi sono inviati in Marocco, nell'ultima campagna ha assorbito oltre il 30% del totale; segue l'Italia al 16% contro il 25% dell'anno precedente, Francia 11%, Germania 8%, Brasile 6%. Tra le mete più lontane si evidenziano i volumi limitati ma in progressione diretti in India, positiva la tendenza verso i Paesi dell'area medio-orientale, in lieve ripresa anche i volumi inviati in Libia. 

Il panorama delle destinazioni è molto variegato, in alcuni anni composto da oltre 75 Paesi, nella stagione 2020/21 sono stati raggiunti 70 mercati, ma con volumi rimasti per il 45% in ambito europeo.

Le modeste produzioni 2020 del Portogallo (-31% sul 2019) hanno influito naturalmente anche sulle esportazioni che, con circa 72.000 tonnellate hanno registrato una flessione del 36% in meno rispetto agli elevati livelli della campagna precedente; in calo i quantitativi verso tutte le principali destinazioni. 

In forte riduzione i quantitativi diretti in Brasile (-51% sul 2019/20) che rimane la principale destinazione ma con una rappresentatività appena al 25% dei volumi contro mediamente oltre il 40% delle annate precedenti. In aumento la rappresentatività delle nazioni vicine, la quota diretta in Francia è salita dall'11% al 20% del totale annuo, al 19% la rappresentatività del Regno Unito, Spagna al 15%, Germania 11%. Accentuata invece la riduzione dei volumi verso Polonia (-94% sul 2019/20), seppur poco significativi risultano in risalita invece i volumi diretti in Marocco.

Le esportazioni della Polonia nel 2020/21 hanno raggiunto le 109.000 tonnellate, rappresentate anche da prodotto riesportato (di provenienza principalmente olandese) e indirizzate per quasi il 90% in Bielorussia. Piccoli volumi riguardano anche altri Paesi come Ucraina, Kazakistan ed Estonia.

Tra i Paesi dell'area mediterranea la Turchia denota produzioni in graduale crescita e posizionate negli ultimi anni, secondo i dati Prognosfruit, su circa 530.000 tonnellate. Ancora contenute le esportazioni che, dagli ultimi anni disponibili sembrano collocarsi sull' 8-9% delle produzioni. Le pere turche trovano recentemente collocazione nei Paesi dell'est Europa e nel Medio Oriente.

Fonte: CSO Italy per FreshPlaza.IT

Data di pubblicazione: