E' un'annata non del tutto facile neanche per i produttori di fioroni, i quali, dopo le gelate di fine marzo/inizio aprile che hanno colpito in parte anche queste coltivazioni, si ritrovano ora a fronteggiare pure il problema della siccità, che asciuga i frutti e li rende non più idonei per la commercializzazione.
"Stiamo per terminare la raccolta proprio in questi giorni - spiega un produttore di Bisceglie (Bari), che possiede 400 piante della varietà Domenico Tauro - Una campagna che termina con circa una settimana di anticipo; ma se pensiamo che nelle prossime ore è previsto il ritorno dell'anticiclone africano, con temperature che raggiungeranno facilmente i 40 gradi nelle regioni centro-meridionali, penso che forse sia meglio così".
"Temperature elevate, siccità e vento di scirocco hanno danneggiato (e ancora danneggiano) i frutti, asciugando l'acqua contenuta al loro interno e facendo perdere la turgidità che li caratterizza. Un problema che parte dall'ostiolo (piccola apertura apicale) e si diffonde presto su tutto il fiorone. L'impianto irriguo non risolve il problema, semmai ti consente di ridurre la percentuale di danno; ma contro il vento di scirocco prolungato non ci sono soluzioni applicabili".
"Per chi, come noi, ha potuto irrigare, la percentuale di danno si aggira intorno al 40%, mentre chi non ha disponibilità di impianti d'irrigazione, registra invece una perdita, specie negli areali tra Terlizzi, Bisceglie e Molfetta, che supera anche il 70%, con una perdita economica variabile dai 7 ai 10mila euro per ogni 6 tonnellate di prodotto (1,20 €/kg prezzo medio attuale per frutti di pezzatura di 130/150 grammi)".
Negli anni, il fiorone pugliese Domenico Tauro, cultivar che prende il nome dall'ex sindaco di Terlizzi, è riuscito a penetrare i mercati europei, anche perché ben si presta al trasporto sulle lunghe distanze: "Esportiamo in Germania, Paesi Bassi e altre nazioni dell'UE, ma quest'anno i pallet in partenza sono decisamente meno. Il clima anomalo ci sta mettendo in seria difficoltà".