Un momento di raccordo e di coesione fra gli attori di tutta la filiera, "perché i problemi accomunano tutti nella stessa misura", ha dichiarato Paolo Bruni (nella foto sotto), presidente di CSO Italy, durante il webinar, tenutosi ieri 1° luglio, sui rincari delle materie prime e le conseguenze sul comparto agroalimentare. "E' in atto un aumento dei prezzi delle materie prime e della componentistica, oltre che dei noli per il trasporto marittimo di container. Si sta profilando, inoltre, una nuova dinamica dei trasporti e una difficile gestione delle rotte internazionali".

"Il tema del rincaro delle materie prime è molto sentito dai nostri associati - ha continuato Bruni - partendo da quelli di filiera, fino a quelli di produzione. Oggi, a essere assente è stata la Grande distribuzione organizzata, l'ultimo anello della catena che congiunge la terra con la tavola. Chiamata a intervenire, essendo tempi difficili per tutti, non è riuscita a rendersi disponibile".
L'incontro è iniziato con l'intervento del professore ordinario di Politica Economica dell'Università di Ferrara Massimiliano Mazzanti (nella foto sotto) che, dati alla mano, ha parlato di transizione ecologica e Green Deal e di come l'Italia si stia muovendo all'interno di questi scenari.

L'esperto di geopolitica ha fatto riferimento a un'importante criticità dell'Italia, quella della "spesa pubblica e privata in ricerca e sviluppo, ancora deficitaria", ma ha mostrato una visione ottimistica della situazione. "L'Italia è un Paese di luci e ombre, ma molto spesso ci buttiamo giù perché non guardiamo i dati. In Italia ci sono ottime politiche di eco-innovazione: ci collochiamo bene, vicino ai soliti leader, Paesi Scandinavi e Germania".

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"L'Italia e gran parte dell'Europa - ha precisato Mazzanti - nella pandemia hanno riscoperto e dato maggiore importanza al Green Deal. E dal lato monetario i dati sono rassicuranti: la Banca Centrale europea accompagnerà la ripresa".
E' stata poi la volta dei rappresentanti di realtà imprenditoriali importanti della filiera e della produzione ortofrutticola e alimentare. Ad aprire la tavola rotonda è stato Roberto Graziani (nella foto sotto), titolare della Graziani Packaging. "Non voglio fare la parte di colui che si lamenta, ma dato che la nostra azienda trasforma materie plastiche e cartarie, posso dire che rientriamo nelle prime vittime della filiera, a seguito di quanto sta succedendo".

"Il mondo, da sei mesi a questa parte, sta viaggiando a tre velocità molto diverse: la Cina registra una crescita del PIL del 9%, gli Stati Uniti del 6%, l'Europa del 4,5% o meno. Il problema è che attualmente tutti stiamo pagando le materie prime, i semilavorati e i costi della logistica come se stessimo viaggiando alla stessa velocità della Cina. E' un danno molto grave dal punto di vista economico, che non fa altro che innervosire i mercati. In che modo - si è chiesto Graziani, senza nascondere preoccupazione - potremo continuare a far fronte a tutto questo?".
"Mi auguro che non continui l'ascesa dei costi, che dalle quotazioni già in nostro possesso si registra anche per il mese di luglio. Temo che difficilmente si tornerà indietro, perlomeno nei prossimi 6-12 mesi".

La situazione logistica internazionale è a dir poco complicata, e anche il commercio di ortofrutta ne sta pagando le conseguenze. Riccardo Martini (nella foto sopra), amministratore delegato DCS Tramaco, ne aveva già parlato a FreshPlaza (vedi news correlata) e si è mostrato in linea con il pensiero di Roberto Graziani, parlando di "note di ottimismo che si basano su dati macroeconomici non facilmente applicabili allo specifico settore in cui si muove gran parte dei soci del CSO".
Ha poi condotto una disamina, puntuale e dettagliata, di come la pandemia mondiale, nell'ambito dei trasporti marittimi e della logistica connessa, abbia portato, prima, a una drastica "riduzione del naviglio da parte dei carrier marittimi, con navi restituite o messe in disarmo" e poi "a un'inversione di rotta, con un boom di richieste di container dry sulle rotte Asia-USA e Asia-Europa: un traffico altamente sbilanciato per il ritardo nella ripresa della produzione industriale di USA ed Europa e un'enorme massa di container a congestionare i principali porti".
Aumento dei noli - Esempio
A fine giugno un nolo spot 40' dry da Asia/Nord Europa ha superato i 20.000 dollari (+1000%) e un nolo spot 40' da Asia/Nord America è passato da 25.000 a 32.000 dollari. "Trader e importatori si sono trovati intrappolati tra prezzi fissi concordati con la Gdo e aumenti del 1000% dell'incidenza del trasporto sul prodotto rivenduto", ha concluso Martini.
A fare luce sul consumatore finale, in questa complessa situazione, è stato Fabio Massimo Pallottini (nella foto sotto), presidente di Italmercati: "Porto il punto di vista di un osservatorio che analizza le ricadute sui consumatori. L'aumento dei costi delle materie prime, e quindi della lavorazione e del confezionamento dei prodotti alimentari, non potrà essere assorbito totalmente dall'industria. Ci aspettiamo che si scaricherà inevitabilmente sul prodotto finale, gravando quindi sul consumatore".

La parola è poi passata a un altro importante esponente della filiera: Angelo Benedetti (nella foto sotto), presidente di Unitec. "Se facciamo le vittime, sbagliamo strada. E' vero che i costi di acciaio e lamiere sono triplicati e che abbiamo anche registrato ritardi fino a sei settimane nello sdoganamento di container dagli USA. Preferisco però concentrarmi su come abbiamo reagito: ci siamo focalizzati sul portare benefici. Siamo riusciti a consegnare nei tempi, facendo tre turni di lavoro, sia durante le installazioni presso i clienti sia in fase produttiva. Inoltre, abbiamo risposto alla crisi con l'innovazione tecnologica e continueremo a investire in ricerca e sviluppo. Ad oggi non abbiamo pensato di aumentare i nostri listini; domandiamo solo alla clientela di chiedere un po' meno sconto durante le trattative".

E' stata poi la volta di Riccardo Zoffoli (nella foto sotto), quality&project manager di Infia. "Negli ultimi 12 mesi, abbiamo assistito a un aumento del 100% del costo delle materie prime PET vergini e del 120% delle materie prime PET riciclate. Lo spread di prezzo tra il vergine e il riciclato ci accompagnerà a lungo, in questi anni".
In tema di sostenibilità, riprendendo alcuni aspetti della presentazione del prof. Mazzanti, Zoffoli ha poi sottolineato che si prevedono importanti investimenti. "Il PNRR, il piano nazionale di ripresa e resilienza, è di grandissima opportunità per il nostro settore, quello del packaging. Se ci sarà una canalizzazione di risorse nei settori di logistica, automazione e tracciabilità della filiera ortofrutticola, il settore del packaging potrà giovarne molto".

Dopo gli interventi degli esponenti della filiera (packaging, trasporti, macchinari, tecnologie), la parola è passata a tre protagonisti della realtà 'a valle', quella della produzione.
Sull'aumento dei costi delle materie prime, dell'energia elettrica, dei trasporti Marco Salvi, presidente Fruitimprese, si è chiesto: "I consumatori saranno disposti a pagare una parte del conto o sarà l'anello più debole della filiera, il produttore, che dovrà sobbarcarsi tutto quanto? Qui il rischio è di massacrare il sistema produttivo italiano".

Salvi, Moretti e Magnani
Cristian Moretti, direttore generale Agrintesa, ha sottolineato come la pandemia e tutto ciò che ne è conseguito siano andati a incidere su una situazione che era già di per sé difficile. "Bisogna reagire investendo, e facendolo in maniera decisa. L'obiettivo principale è quello di riuscire a efficientare il sistema, in termini di ordini, materiali di confezionamento, logistica".
Ha concluso la tavola rotonda Claudio Magnani, direttore operativo Apofruit Italia. In accordo con Salvi, ha parlato della necessità di non far gravare tutti i costi aggiuntivi sul produttore, ma di trasferirli in parte sul consumatore finale. Ha poi concluso sottolineando come "questa pandemia ci ha portati a uscire dalle soluzioni all'insegna del 'si è sempre fatto così', inducendoci a inventare nuovi metodi di risoluzione dei problemi".