Dopo l'era Covid-19, la tanto attesa ripartenza dei consumi e dell'economia in generale rischia di arrestarsi sul nascere, a causa dell'introvabilità e del rincaro delle materie prime.
In un anno, da maggio 2020 a maggio 2021, c'è stata una vertiginosa ascesa dei prezzi per carburante, metalli, minerali, terre rare e plastiche.. Ad esempio, per il propilene l'aumento registrato è stato del +82%, per l'acciaio del +70%, con il rame a +115%, il nichel a +58% mentre per il petrolio si parla di oltre il 200%.
Dodici mesi consecutivi di aumenti che hanno messo a dura prova diversi comparti produttivi, già compromessi dagli effetti del Covid-19.
In alcuni stabilimenti italiani, la produzione si è fermata; molti sono i settori industriali in difficoltà, compreso quello agroalimentare. Basti pensare a tutte quelle aziende operanti nel settore metallurgico e nella fabbricazione di strutture serricole o quelle imprese che lavorano nella filiera del packaging alimentare e delle coperture.
Le cause sono diverse. Dopo lo stop globale nei primi mesi della pandemia, con conseguente flessione dei prezzi (-30%), la Cina, ha da subito approfittato nel fare scorte di materiali, beneficiando così del fatto di essere riuscita a ripartire qualche mese prima rispetto agli altri. Quando poi anche il resto del mondo ha riavviato le diverse attività economiche, le richieste sono aumentate, a fronte però di scorte praticamente inesistenti. Anche i costi per il noleggio dei container sono aumentati, in buona parte causati dalla rottamazione di molte flotte, dovuta all'introduzione del nuovo regolamento dell'Organizzazione marittima internazionale che ordina a tutte le portacontainer di ridurre la quota di zolfo nell'olio combustibile.
Secondo gli esperti, una buona parte di questi aumenti tenderà a ritornare nella normalità entro l'anno, ma per alcune materie prime, come terre rare e altri materiali (litio, cobalto e rame), l'ascesa delle quotazioni continuerà anche nei prossimi mesi.