"Siamo alla chiusura di una campagna arancicola con bilanci fortemente contrastanti. L'attuale contesto pandemico vede in ogni caso rafforzata la domanda del consumo casalingo e indebolito il settore della ristorazione. Sul fronte della produzione, la campagna 2020/21 ha registrato un forte incremento (superiore al 15%) dei volumi rispetto alla campagna precedente, portando molti produttori a lasciare sul campo parte del prodotto di calibro piccolo". Così dichiara Salvatore Rapisarda, direttore dell'OP Euroagrumi.
Le industrie hanno ritirato congrui volumi di agrumi, dimostrandosi in grado di trasformare grandi quantitativi di prodotto: di fatto, le scorte di succo erano ridotte al minimo, data la carenza produttiva della precedente campagna.
"In generale, la nota dolente riguarda i prezzi che, per l'industria, si sono attestati intorno ai 10/16 cent/kg a seconda del periodo e della tipologia di prodotto, con una quotazione massima per le varietà pigmentata e integrazione di circa 3/5 cent/kg per prodotto biologico. Il nodo centrale della questione riguarda la totale mancanza di misure per attutire l'impatto della crisi di questa campagna. I produttori che avevano alle spalle delle Organizzazioni (OP) di riferimento hanno potuto attivare le misura di prevenzione e gestione delle crisi, che tuttavia rappresentano di fatto un meccanismo inadeguato in caso di difficoltà del settore".
Le OP, come noto, possono operare entro il limite dello 0,5% del fatturato per gestire le crisi, ciò vuol dire che una OP che fattura 10 milioni di euro può ritirare fino a 50mila euro che, con un costo di 0,50 cent/kg equivalgono a 10 mila kg: in sostanza quantità risibili e ridicole.
"In tal senso, ciò che è mancato in questa campagna - sottolinea Salvatore Rapisarda - è stata una voce unica che permettesse di agire tutelare il mondo produttivo su due versanti. Innanzitutto, estendere l'attuale 0,5% al 2,5% del fatturato, cosa che chiediamo da anni sia al Ministero sia alla UE per creare un fondo crisi nel programma operativo che, essendo quinquennale, senza incremento di spesa, avrebbe consentito azioni più efficaci. In sostanza, si spendono i soldi per la gestione crisi, quando la crisi si verifica con la possibilità di 'accantonare' lo 0,5% annuo e spendere quando si ha necessità, non quando la crisi non c'è".
"Il secondo punto, riguarda le azioni del governo o delle Regioni, grandi assenti di questa campagna, probabilmente distratti da quegli operatori che, essendo più interessati al succo che al fresco, hanno negato le difficoltà del comparto, facendo sì che molti produttori vedessero il loro prodotto marcire a terra. Troppe volte le posizioni espresse si sono dimostrate più funzionali alle strutture di appartenenza che non alle oggettive condizioni del mercato. Per dirla tutta, mentre i sindacati agricoli CIA e Confagricoltura, evidenziando la crisi, chiedevano sostegno, altre realtà hanno mostrato una certa indifferenza in una situazione alquanto difficile".
Il grafico indica il calo percentuale dei prezzi di alcune varietà di Tarocco e W. Navel rispetto alla precedente campagna.
"OP Euroagrumi ha partecipando a un incontro per far fronte alla crisi del comparto, predisponendo un documento che però è rimasto lettera morta. In esso ipotizzavamo un intervento di mercato a regia regionale, per dare ristoro immediato a quei produttori che non riuscivano a collocare il prodotto a causa del calibro troppo piccolo e di prezzi che riuscivano a malapena a coprire i costi di raccolta".
In merito all'andamento dei prezzi, la campagna agrumicola è partita sotto i migliori auspici, anche se da febbraio si è registrata una flessione del 30% a rispetto ai 0,50 €/kg iniziali. Dal mese di marzo sino a oggi, la domanda è stata sempre più stagnante, portando a una contrazione complessiva dei prezzi di acquisto al produttore intorno ai 0,30 €/kg.
"Dopo il 30 giugno 2021 saremo in grado di fare una valutazione complessiva, quando si potrà comprendere meglio il reale impatto della campagna arancicola sui bilanci delle aziende commerciali o sulle liquidazioni che spettano ai produttori, in base ai conferimenti degli agrumi. Stessa cosa in merito alle valutazioni di coloro che hanno minimizzato, dicendo che andava tutto bene! Resta la certezza che i produttori che aderiscono alle OP, in virtù della forza contrattuale delle stesse avranno certamente qualche tutela sul prodotto, con la certezza di averlo collocato sia sul mercato del fresco sia su quello del trasformato".
"Un dato importante - conclude Salvatore Rapisarda - dovrà farci riflettere e potrà indicare una traiettoria per lo sviluppo del settore, e cioè la contrazione delle superfici investite ad arance, con percentuali di calo che vanno dal 3 al 5%, a seconda delle provincie siciliane. Così, mentre a Catania si perdono circa 500 ettari di agrumeti, a Messina questo dato sfiora i 1.000 ha. Le regioni Calabria e Basilicata mantengono i dati sulle produzioni e solo la Puglia è in lieve controtendenza, con incrementi di qualche punto percentuale sulle produzioni. Il dato certo è che la Sicilia, rappresentando quasi il 70% del totale nazionale, sarà la regione maggiormente determinante nella tendenza alla contrazione".
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