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Ecco come ridurre l'impatto del fuori suolo

Sicilia e Tunisia, areali produttivi dalle caratteristiche climatiche similari

Agli areali tradizionali di produzione delle orticole da serra, quali Spagna e Italia, negli ultimi anni si sono aggiunti i Paesi emergenti del Nord Africa, a partire dal Marocco per finire in Egitto. Tra le macro aree in questione, ve ne sono almeno due che, nonostante stiano sulle sponde opposte del Mar Mediterraneo, hanno molte similitudini: la Sicilia e la Tunisia.

Sicilia e Tunisia sono infatti favoriti da un clima mite e da una forte irradiazione solare: hanno pertanto punti di forza e di criticità relativamente alla gestione delle colture in ambiente protetto. Le serre, spesso, sono costruite con un basso apporto tecnologico, necessario per monitorare e ripristinare le condizioni ambientali ottimali (temperatura, umidità, ecc.) e per garantire la qualità e la quantità adeguata alle esigenze del mercato.

L'orticoltura e il comparto serricolo, dunque, svolgono un ruolo importante nel contesto dell'economia siciliana e tunisina. In Sicilia, ci sono circa 9000 ettari di colture protette, di cui circa 2000 risultano colture idroponiche in serra. In Tunisia, il comparto serricolo ha subito una rapida evoluzione durante gli ultimi due decenni, portando una precocità di produzione con un impatto positivo sull'economia del settore agricolo.

Nel contesto, le coltivazioni idroponiche hanno rappresentato un'innovazione, negli ultimi anni, ma hanno prodotto soprattutto rifiuti e diseconomie per lo smaltimento dei substrati. Ciò è diventato un problema molto serio per le imprese agricole e per i Comuni.

Per far fronte a questi problemi, è stato avviato il progetto Intesa "Innovazione nelle tecnologie a sostegno dello sviluppo sostenibile dell'agroindustria", co-finanziato dal programma di cooperazione transfrontaliera ENI Italia Tunisia, all'interno dell'obiettivo tematico 2: Promuovere la formazione, la ricerca, lo sviluppo tecnologico e l'innovazione, in particolare promuovere e sostenere la ricerca e l'innovazione. I temi centrali del progetto saranno presentati nel corso di un apposito workshop, in inglese, (clicca qui per accedere al programa) che si terrà il prossimo 26 marzo 2021, al quale è possibile registrarsi accedendo al seguente link: https://bit.ly/3qyktMA fino al 25 marzo prossimo. 

Risultato del percorso di partenariato sarà favorire un'economia agricola sostenibile, in particolare per preservare la qualità dell'ambiente e dell'ecosistema (risparmio idrico, riduzione degli scarti, efficienza energetica, protezione del suolo) e la qualità del prodotto.

Il progetto è partito ad agosto 2020 e dura 30 mesi: le aree interessate sono la provincia di Ragusa e l'area di Bagheria, in Sicilia, il governatorato di Tunisi, Manouba e Sfax in Tunisia. 

"Intesa" capitalizza le esperienze del progetto Agriponic e di altri progetti a livello europeo, mette in campo un partenariato misto pubblico e privato, sfruttando sia la grande esperienza sul campo dell'OP Moncada, insieme con la Società per il Patto Territoriale SOSVI e la presenza del CREA di Bagheria per la Sicilia: Mentre per la parte tunisina aderisce l'Unione Nazionale per l'Agricoltura e la Pesca (UTAP), unitamente a ENIS, Scuola Nazionale di Ingegneria Informatica e l'Istituto Internazionale della Tecnologia, IIT di Sfax.

I partner associati che promuoveranno i risultati del progetto sono: il Comune di Scicli, il Comune di Ispica, l'Ordine dei dottori Agronomi e Forestali della Provincia di Ragusa e il Centro di Ricerca sull'orticoltura CTPTA di Tunisi e URAP di Manouba. La collaborazione tra questi partner mira a rafforzare la capacità di innovazione tra i diversi attori della filiera del settore agro-industriale, per rafforzare il settore e il legame tra reti di business e ricerca scientifica.

L'obiettivo, inoltre, è quello di favorire il confronto tra i diversi attori e promuovere, attraverso l'utilizzo di una piattaforma web, un modello di produzione congiunta fuori suolo, a basso impatto ambientale e in linea con le indicazioni del Green New Deal della Commissione Europea che si basa sui principi dell'Economia Circolare europea, garantendo inoltre prodotti salubri per la sicurezza dei consumatori, con l'abbattimento nell'uso dei pesticidi e minore spreco di risorse naturali.

Il progetto sarà, dunque, un laboratorio permanente per lo sviluppo di opportunità di comunicazione e formazione, e fornirà agli stakeholder gli strumenti utili per favorire la transizione verso questo nuovo modello economico/produttivo sostenibile.