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Intervista a Giorgio Puccia, presidente dei commissionari ortofrutticoli di Vittoria

Orticole, prezzi in calo: la crisi e' strutturale

"Continua l'andamento al ribasso dei prezzi presso il mercato ortofrutticolo di Vittoria: una situazione che sta determinando parecchio sconforto tra gli operatori del settore. E se il prezzo medio sembra ancora accettabile, le quotazioni minime sono abbondantemente sotto i costi di produzione. Poca la merce extra, mentre l'insidia del Tobamovirus è sempre dietro l'angolo". Un'analisi a tinte fosche, quella di Giorgio Puccia, presidente dei commissionari ortofrutticoli di Vittoria (RG), una struttura che ha segnato la storia del commercio delle orticole da serra, quando la concorrenza spagnola e nordafricana neppure esisteva.

Giorgio Puccia

Il tempo trascorso dagli anni '50 e '60, quando i pionieri facevano la storia della serricoltura mondiale, sembra essere passato accumulando ritardi su tutto. Alla fine degli anni '90, il sorpasso della produzione iberica e il progressivo avanzare del Maghreb non sono stati stimoli sufficienti a rimettere in gioco e rinnovare un'idea stantia di fare agricoltura, fornendo un vantaggio ulteriore alla concorrenza internazionale.

L'interno di un box al mercato di Vittoria

Forse l'innovazione non ha saputo del tutto onorare la tradizione agricola del territorio o forse la commercializzazione ha preso il sopravvento, in un rapporto tra domanda e offerta che non tiene conto della produzione e dei suoi costi, ma quel che è mancato senz'altro è stata una reazione adeguata alle nuove dinamiche. E' in questo contesto storico che l'attuale crisi diventa ancor più drammatica e si accentua con una drastica flessione dei consumi.

"Ai prezzi bassi (vedi immagine sopra) - prosegue Puccia - si affianca un rallentamento dei consumi, che è l'espressione di una crisi diventata strutturale. Gli effetti nefasti della pandemia, eccetto i momenti di euforia dell'anno scorso di questi tempi, sono tangibili nella misura in cui la GDO non riesce compensare lo squilibrio del settore Horeca. Non solo. Se da una parte fast food, take away e delivery hanno ripreso a lavorare da tempo, lasciando indietro ristorazione e hotellerie, i consumi delle famiglie sono in netto calo".

"Secondo i dati Istat, che ho avuto modo di apprendere dal TG2 - aggiunge il presidente - fanno segnare nel 2020 un incremento di 335.000 famiglie che non riescono a sbarcare il lunario. Il dato complessivo riguarda 2 milioni di famiglie in povertà assoluta, pari al 7,7% della popolazione italiana, rispetto al 6,4 % del 2019. Numeri mostruosi, che ancora non quantificano quel che sta succedendo nel 2021 con una tendenza che, visibilmente, è peggiore di quanto si è registrato l'anno scorso".

"Altro dato molto preoccupante - riferisce l'esperto - è che la spesa delle famiglie si è ridotta, sempre nel 2020, del 9,1%, riducendo all'essenziale i consumi che ormai si ripartiscono tra spesa alimentare, sempre più stentata, e per l'abitazione. Tra l'altro, il fenomeno dell'impoverimento cresce sempre più al nord, mentre al sud resta più esteso. Se quindi i nostri mercati di riferimento si impoveriscono, ecco spiegato il rallentamento dei consumi. Tale andamento si sta ripercuotendo sulle aziende agricole che, a loro volta, soffrono e perdono pesantemente, generando ulteriore povertà".