Iscriviti alla nostra newsletter giornaliera e tieniti aggiornato sulle ultime notizie!

Iscriviti Sono già iscritto

State utilizzando un software che blocca le nostre pubblicità (cosiddetto adblocker).

Dato che forniamo le notizie gratuitamente, contiamo sui ricavi dei nostri banner. Vi preghiamo quindi di disabilitare il vostro software di disabilitazione dei banner e di ricaricare la pagina per continuare a utilizzare questo sito.
Grazie!

Clicca qui per una guida alla disattivazione del tuo sistema software che blocca le inserzioni pubblicitarie.

Sign up for our daily Newsletter and stay up to date with all the latest news!

Registrazione I am already a subscriber
Focus su colture in campo aperto meccanizzabili

Paura e speranza: due facce della stessa medaglia per l'ortofrutta

Si respira aria di incertezza nel settore ortofrutticolo, a causa della pesante (non nuova) crisi economica. Il comparto orticolo si orienta in maniera più marcata su colture in campo aperto meccanizzabili (come pomodoro da industria, spinaci e cipolle) e meno su crop a ciclo lungo e a raccolta manuale. Rimane un punto interrogativo su meloni e angurie e sui programmi da attuare. Parallelamente, però, c'è speranza per un settore che non può permettersi di fermarsi e che, nonostante le difficoltà, non molla. L'ottimismo creatosi intorno alle prime vaccinazioni per il coronavirus sta, infatti, generando una sorta di velata positività anche tra i produttori.

Questo un po' il riassunto delle visite alle aziende, nelle ultime settimane, di un operatore del settore, il quale continua: "Di fronte a una crisi economica, chi può evitare di fare acquisti, evita. Anche le industrie di trasformazione vivono a regime ridotto. I programmi sono limitati a causa delle restrizioni nel canale Horeca. C'è una grande preoccupazione, inoltre, per il reperimento della manodopera, per via delle misure anti-coronavirus e per le leggi contro il caporalato. Questo è comunque un periodo dedicato alla pianificazione". 

Colture a ciclo lungo come peperoni e melanzane sono meno sotto i riflettori, ad esempio. "Questo dipende dai costi di produzione elevati, dal periodo molto lungo che va dalla semina a fine raccolta, con tutti i rischi annessi, come le fitopatie. Ma anche la mancata meccanizzazione di queste colture ha il suo peso, cosa che implica una maggiore forza lavoro".

Paura ma anche speranza
"La paura e lo stress legati all'attuale pandemia accompagnano me come accompagnano, in maniera evidente, tutti gli operatori del settore. La paura è il compagno fedele di chi opera in agricoltura, in questo periodo. Nonostante i timori, i produttori stanno però cercando di programmare o quanto meno ci pensano - conclude l'intervistato - A differenza della cosiddetta prima ondata del Covid-19, l'inizio delle vaccinazioni sta creando un'aura positiva. Se così non fosse stato, probabilmente avremmo vissuto uno stop più significativo".