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Agrumicoltura: incombe lo spettro della Tristeza

In Sicilia, con la stagione agrumicola praticamente avviata, emerge ancora una volta il problema legato alla diffusione del virus Tristeza (CTV). Fin qui, con i dovuti distinguo, il problema non è stato affrontato in modo appropriato, e le risorse finanziarie pubbliche sono state giudicate insufficienti. L'auspicio da parte dei produttori è che si possa attivare un piano di settore nazionale, che ponga al centro la risoluzione del problema del CTV. La situazione viene confermata anche nel rapporto del Programma Rete Rurale Nazionale 2014-2020. In particolar modo in Sicilia, si evidenzia negli ultimi anni, proprio a causa del virus della Tristeza, una scarsa offerta di prodotto.

Alla questione del CTV si associa un altro elemento, particolarmente importante per la competitività della filiera agrumicola nazionale, che è quello della diversificazione di specie, varietà e cloni. Si tratta della necessità di ampliare il calendario di raccolta e commercializzazione: una condizione ritenuta necessaria per poter competere sui mercati nazionali ed esteri. La diversificazione delle varietà, se opportunamente programmata e organizzata, eviterebbe la concentrazione in alcuni momenti dell'anno di ingenti quantitativi di produzione, con annessi problemi di approvvigionamento della manodopera e di intasamento del mercato. Questo aspetto presenta ovvie implicazioni in chiave commerciale, consentendo agli operatori di presidiare i canali distributivi per un periodo più ampio.

Nell'indagine, realizzata mediante tre focus group, (Catania, Scanzano Jonico e Lamezia Terme ad ottobre 2018) sono stati coinvolti circa 30 operatori della filiera agrumicola italiana, per lo più imprenditori agricoli associati a cooperative e OP, imprenditori agricoli non associati, presidenti e direttori di OP, funzionari regionali e altre figure che, a vario titolo, partecipano alla produzione e alla valorizzazione della produzione agrumicola italiana.

L'ampliamento varietale, peraltro, richiede tempo per effettuare i test, al fine di verificare l'adattamento ambientale e la produttività delle nuove varietà/cloni, prima di avviarli alla produzione su scala più ampia. Manca purtroppo una cabina di regia di filiera che veda coinvolte in primo piano OP e mondo associativo in genere, così da diffondere conoscenze e buone pratiche all'intero comparto agrumicolo nazionale.

Mentre in Sicilia sono stati fatti passi in avanti, grazie al CREA di Acireale, in Basilicata e in Calabria vi sarebbe "una carenza della ricerca pubblica, in particolare sul fronte della selezione di nuove varietà, in modo da ridurre l'esposizione verso l'estero e favorire le esportazioni".