L'emergenza pandemica avrebbe dovuto incrementare la domanda di agrumi, e invece... i pochi consumi, il clima troppo mite e le incertezze commerciali stanno mettendo a dura prova gli agricoltori della provincia di Taranto, alle prese con un deprezzamento delle loro clementine. Un produttore di Massafra (uno degli 8 comuni tarantini cui è stata concessa l'Indicazione Geografica Protetta-IGP), commenta: "I prezzi sono al di sotto ai costi di produzione. Stiamo parlando di 0,15 €/kg, quotazioni davvero poco remunerative. Si rischia di abbandonare i campi e lasciare il prodotto sugli alberi".
"Sembra di rivivere la campagna di due anni fa, quando ci fu una svendita pazzesca delle clementine, che portò molti agrumicoltori a tagliare le loro piante. Per l'attuale annata c'è una grande quantità di prodotto disponibile, con calibri che, nella maggior parte dei casi, non sono inferiori al 5. Le temperature sopra la media stagionale hanno determinato un ritardo di circa 20 giorni nella maturazione. Solo ora il frutto inizia a presentarsi colorato in modo omogeneo".
"I compratori che acquistano in blocco iniziano a preoccuparsi e a non stipulare più contratti, in quanto la pandemia sta creando molta incertezza a livello commerciale. Non sanno se e a quanto venderanno la merce che hanno precedentemente comprato, al costo della quale vanno poi aggiunti i costi di manodopera, trasporto, lavorazione e spedizione verso i mercati".
"In una nota di Coldiretti Taranto, si legge il commento del presidente Alfonso Cavallo: "Il primo lockdown ha tracciato la chiusura della campagna 2019/20, mentre la seconda ondata pandemica è ripartita proprio in piena campagna agrumicola 2020/21 iniziata a ottobre, caratterizzata da consumi al palo e prezzi bassi, con le clementine vendute in campagna a 30 centesimi al chilo, di cui 15 centesimi pagati per la raccolta. Il conto economico è drammatico".
Sulla situazione è intervenuta anche l'associazione Cia agricoltori italiani Area "Due Mari" (Taranto-Brindisi), per voce di Vito Rubino e Pietro De Padova, rispettivamente direttore e presidente: "Alla drammatica situazione contingente, dovuta a cause climatiche imprevedibili, vanno aggiunti altri fattori che continuano a determinare lo stato di perenne crisi del settore agrumicolo nella nostra zona e dell'intera Italia, questi sì prevedibili, poiché si trascinano da tanti anni a cui non si riesce a dare una risposta né soluzione. Ci riferiamo- sottolineano - ai problemi strutturali del settore: riconducibili a una proprietà poderale di piccole dimensioni, frammentata e limitata e una rete commerciale fatta di piccoli operatori con una mancanza di base associativa, che vede poche o assenti organizzazioni produttori in tutta la Puglia e, molte volte, in forte contrapposizione o concorrenza tra di loro, prede della grande distribuzione organizzata".
"Occorre attivare una grande riforma varietale di tutta la filiera agrumicola al fine di allargare l'offerta, avere meno prodotto concentrato sul mercato in questo periodo, potenziare i centri di ricerca e sperimentazione, fare accordi con enti esteri sulla moltiplicazione di nuove varietà brevettate, per evitare che ancora una volta andiamo allo sbaraglio e alla mercé di avventurieri del mercato vivaistico. L'associazione chiede un tavolo istituzionale con la regione e il ministero per lanciare una campagna straordinaria per il consumo delle clementine di piccolo calibro, ma ugualmente buone per il consumo fresco".