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Coniella granati: una fitopatia del melograno

L'interesse crescente per la coltivazione del melograno ha permesso negli ultimi anni un continuo scambio di vedute tra i portatori di interesse per questa referenza. In Europa, un po' ovunque, sono state riscontrate le stesse problematiche sia di carattere colturale sia sul piano fitopatologico. Ne abbiamo parlato con l'agronomo Gaetano Tirrò, coltivatore e vivaista di melograno.

Fig.1 Pianta colpita da Coniella granati, in cui è evidente l'ingiallimento fogliare

"I frutti del melograno – ha spiegato l'esperto - sono suscettibili all'attacco da parte di diversi patogeni fungini che causano macchie sia in pre che in post-raccolta come Alternaria spp., Pennicilium spp., Botrytis cinerea, Colletrotrichum gloeosporioides. Inoltre, nei diversi areali mediterranei, sono stati segnalati alcuni funghi che causano ingiallimento fogliare, filloptosi e la comparsa del marciume radicale, del colletto e della corona del frutto".

Fig. 1a - dettaglio come da Fig. 1

Sempre secondo quanto riferito da Tirrò, che qui citiamo integralmente: "La presenza di Coniella granati Saccardo (sinonimo di Pilidiella granati in base al database MycoBank) è stata riscontrata nella maggior parte dei Paesi produttori e sta provocando ingenti perdite economiche, poiché causa marciume radicale e la conseguente morte delle piante".

Fig. 2: screpolatura del colletto e pacciamatura con telo in polietilene 

"La comparsa delle prime piante affette da Coniella granati - ha chiarito l'agronomo - è insorta in diversi appezzamenti a pochi anni dall'impianto, ed è riuscita a far morire le piante dopo pochi mesi. A prima vista, le piante colpite da questo patogeno presentano ingiallimento fogliare (figg.1 e 1a) e successiva caduta, esattamente come avverrebbe fisiologicamente nel periodo autunnale. Inoltre, si nota che il tronco non è ben stabile, ma suscettibile al movimento impresso dalla nostra stessa mano! Ciò accade perché l'apparato radicale viene compromesso dal fungo. Altro sintomo facilmente verificabile è rappresentato dalle screpolature e fessurazioni presenti nel colletto (fig.2). Tutto ciò porta presto alla morte della pianta".

Fig. 3 Pacciamatura telo bianco/nero in polietilene

"Le cause che portano alla comparsa di questo tipo di marciume sono molteplici - ha affermato Tirrò - ma sono tutte collegabili alla non corretta gestione dell'acqua. Infatti, è buona prassi allontanare le ali gocciolanti dal colletto, in modo tale che resti asciutto e bisogna eliminare le infestanti e i polloni radicali. Anche la pacciamatura occupa un posto di rilevante importanza nella gestione di questa problematica: infatti si è visto come la copertura con telo in polietilene (bianco/nero, quello maggiormente diffuso) (fig. 3), crei l'habitat ideale per lo sviluppo di agenti patogeni".

Fig. 4 Telo pacciamatura anti alga colore bianco 

"Negli ultimi anni - ha sottolineato ancora il tecnico - si sta diffondendo sempre più la copertura con il "telo antialga" (fig.4) (lo stesso usato solitamente per la copertura del terreno nei vivai) di colore nero oppure verde. Questo tipo di telo permette la traspirazione e non crea un ambiente asfittico".

Fig. 5 Filloptosi e deperimento in pianta varietà Mollar de Elche con pacciamatura in telo anti alga 

Tirrò riporta la sua personale esperienza: "Nella mia azienda, sono presenti entrambi i tipi di pacciamatura e ho potuto constatare come questa problematica sia decisamente ridotta (ma pur sempre presente) nei filari in cui è presente la pacciamatura con il telo antialga. Ho notato, inoltre, come non tutte le varietà presentino la stessa suscettibilità al patogeno, a parità di tecnica colturale e tipologia di terreno, la Mollar de Elche è quella in cui ho riscontrato il più alto numero di piante infette (fig.5)".

Fig. 6 Pianta scollettata in modo da far asciugare il tronco 

"Ad oggi - ha proseguito lo specialista - sono ancora in corso ricerche atte a contrastare questo patogeno. L'anno scorso, io stesso ho effettuato delle prove affiancato dal D3A (Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente dell'Università di Catania) senza ottenere dei validi risultati. Sono riuscito a ottenere dei buoni risultati solo effettuando la scollettatura delle piante infette (fig.6), applicando uno specifico prodotto sul colletto e il tronco ed effettuando una potatura severa".

"Come produttore e di melagrana – conclude Tirrò – resto preoccupato per gli effetti che questo patogeno potrà avere sul mio impianto e su quello di tutti gli altri agricoltori. Spero che presto sia disponibile sul mercato, e autorizzato sulla coltura, un prodotto che possa evitare il collasso della coltura del melograno. Del resto, sono molti gli agricoltori che hanno questo problema e mi contattano in cerca di una soluzione".

Contatti:
Dr. Gaetano Tirrò  
Tel.: +39 338 1398480
Email: info@gaetanotirro.com
Web: www.gaetanotirro.com