L'operazione "Demetra", condotta dalla Guardia di Finanza di Cosenza ha portato al sequestro di 14 aziende tra Basilicata e Calabria e 60 misure cautelari. Braccianti trattati come schiavi, pagati pochi centesimi a cassetta, privati di un bicchiere d'acqua o costretti a dissetarsi dal canale di scolo.

"Sono queste le notizie che non fanno bene all'intera regione: un territorio in cui l'agricoltura rappresenta il caposaldo dell'economia locale. E' sbagliato fare di tutta l'erba un fascio. E' un danno per tutte quelle aziende che lavorano onestamente, che ogni giorno ci mettono passione, dedizione e concedono uguali diritti a tutti i loro dipendenti. Un danno d'immagine che potrebbe avere conseguenze economiche. Per molte catene e mercati potrebbe essere il pretesto per iniziare una collaborazione con altre nazioni produttrici". E' questo il commento di un fragolicoltore del metapontino, il cui nome preferiamo non pubblicare.

"Trattiamo i nostri braccianti dignitosamente e senza discriminazioni, pagandoli il giusto e applicando le tariffe previste dal contratto nazionale. La giornata lavorativa è di 6 ore e 40, con un compenso fino a 45 €/giorno e 3 pause. Il trasporto dei braccianti sul luogo di lavoro avviene mediante mezzi aziendali assicurati o tramite società di autonoleggio rigorosamente autorizzate. Da noi, come nella maggior parte delle aziende della fascia jonica, il caporalato non esiste".
"Ogni anno diventa sempre più difficile reperire la manodopera necessaria per la raccolta di frutta e verdura. Notizie di questo tipo non fanno altro che peggiorare le cose. Se da una parte ci sono aziende che si arricchiscono illecitamente, dall'altra ci sono tante altre che fungono da esempi a livello contrattuale e impiegano una manodopera correttamente retribuita".