La pandemia ha mutato molte cose, nella vita quotidiana delle persone: le relazioni interpersonali, gli impegni quotidiani, le abitudini, il modo di trascorrere il proprio tempo libero e di dedicarsi ai propri hobby. Praticamente, nulla è come prima. L'unica cosa che sembra essere rimasta invariata è la dieta quotidiana degli Italiani.
Il consumatore assume ancora largamente ortofrutta, spesso anche facendo scorte superiori all'ordinario, soprattutto per prodotti che si conservano a lungo. Ciò sta però provocando un aumento nei prezzi, con conseguente malcontento tra i consumatori.
Dopo aver raccolto alcuni commenti dei consumatori campani si evince che i prezzi soprattutto per alcune referenze sono in aumento. Le quotazioni delle brassicacee al dettaglio sarebbero arrivate anche a 3 euro per un cavolfiore, 2 euro per una verza e 3 euro al kg per i broccoletti pugliesi. Le cime di rapa non costano meno di 3 euro al kg. Come ci si spiegano simili prezzi? Molto probabilmente, l'attuale domanda non si allinea con l'offerta. C'è infatti molta richiesta e poco prodotto tardivo. In questo scenario, consumare fragole sarebbe più dolce e più economico, con quotazioni massime di 3 euro al kg.
Le quotazioni sono molto alte anche per spinaci (5 euro al chilo) e pomodori da insalata (3 euro al chilo), in linea con le quotazioni degli anni scorsi di questo periodo. Anche le mele hanno subito un forte incremento di prezzo: un chilo non costa meno di 2 euro; per non parlare della Melannurca Campana IGP, che vede quotazioni ancora più alte.
Paradossalmente, anche le referenze tipiche di questo periodo costano molto nei punti vendita; si vedano ad esempio le quotazioni per i carciofi: 0.60 cent per capolino.
Di questo passo, se la tendenza all'incremento dei prezzi perdurerà, il consumatore preferirà acquistare altri alimenti, con contraccolpi negativi per le imprese agricole.