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Il confronto rispetto allo scorso anno

Si conclude la campagna delle clementine nel Golfo di Taranto

Seppur con largo anticipo, giunge al termine la campagna delle clementine IGP nella provincia di Taranto, un territorio in grado di produrre agrumi noti per le peculiari caratteristiche organolettiche e per i suoi intensi aromi.

Quella 2019/20 sarà però un'annata che verrà ricordata per la drastica riduzione di produzione (oltre il 70%), dovuta ad alcune concause climatiche più volte da noi citate.

Per avere un quadro più aggiornato della situazione, abbiamo chiesto a Nunzio Casamassima, responsabile vendite della Clemj Puglia di Palagiano, una cooperativa che conta oltre 70 conferitori e 300 ettari di agrumi.

"Siamo reduci da due campagne agrumicole anomale, ma quella appena conclusa sembra essere stata davvero critica; non ricordiamo, infatti, un avvenimento simile in tutta la nostra carriera. Se si visitano le coltivazioni di clementine, si può vedere l'assoluta assenza di prodotto sulle piante, al contrario dello stesso periodo dello scorso anno, quando gli alberi erano ancora carichi di frutta".

"Siamo passati dalle 4.000 ton di clementine della scorsa campagna alle 1.000 ton di quest'anno, commercializzando soltanto il 25% di quelle che sono le nostre potenzialità, con ricadute anche in termini occupazionali: dalle 50 unità lavorative per la campagna 2018/19, siamo passati alle 15 per quella 2019/20. Senza contare, poi, che gli impianti sono rimasti in funzione per poche ore al giorno anche nel clou dell'annata".

"Nelle ultime ore, sono stati spediti gli ultimi quantitativi rimasti. Se, da una parte, i prezzi di vendita sono stati interessanti per l'intera campagna, con quotazioni che non sono scese mai al di sotto di 0,65/0,70 €/kg (al produttore), dall'altra non sono stati tali da assicurare un giusto reddito per tutte le aziende agricole".

"A salvarsi sono stati davvero in pochi (circa il 10% dei soci); tutti gli altri hanno dovuto rimetterci in termini di tempo, fatica e, soprattutto denaro, per un'altra volta e per un altro anno. I produttori si ritrovano in uno stato di vero e proprio disorientamento. Questi cambiamenti climatici, cosi repentini da un'annata all'altra, non concedono sicuramente quella tranquillità economica che sarebbe necessaria quantomeno per impostare la nuova campagna o effettuare le consuete operazioni agronomiche".