In Italia, il margine di crescita del consumo dei mirtilli, e più in generale dei piccoli frutti, è molto alto. E' indispensabile però puntare su qualità organolettica e costanza nelle forniture.
Romualdo Riva, direttore commerciale di Berryway precisa: "I consumi procapite nazionali possono crescere, anzi, hanno ampi spazi. Occorre tuttavia abbinare all'italianità un ottimo sapore. I consumatori acquistano se un prodotto piace e se trovano costanza nella fornitura. Equilibrio dolcezza-acidità, sapore, calibro, croccantezza della polpa: sono tutti fattori che occorre migliorare tramite l'introduzione di nuove varietà".
Allo stato attuale, Berryway produce e commercializza mirtillo italiano per 4-5 mesi l'anno, ma l'obiettivo è ampliare il calendario produttivo, in modo da giungere a 8 mesi. E quando manca il prodotto nazionale, i mirtilli giungono da Marocco, Spagna, Perù e Cile, grazie ad aziende selezionate e altamente specializzate.
"I prezzi durante l'anno sono abbastanza stabili. Ovviamente mi riferisco a un prodotto di qualità superiore. Le produzioni con qualità bassa si possono trovare a qualsiasi prezzo e questo penalizza un po' tutto il comparto, perché il consumatore rischia di disaffezionarsi al prodotto. I costi di produzione in Italia, rispetto ad altri paesi, sono alti perché l'80% è rappresentato dal costo della manodopera. Ma quando il prodotto è di alta qualità, il consumatore lo sceglie a prescindere".
Per Berryway si è trattato del primo anno di commercializzazione e i riscontri sono stati positivi. Ora occorre sensibilizzare anche la GDO e i grossisti dei mercati, affinché comprendano che i piccoli frutti, mirtilli compresi, vanno visti in un'ottica più ampia.
"Il packaging si sta evolvendo per un consumo snack. Sono passati i tempi in cui li si acquistava sono nell'ottica di un uso per dolci e pasticceria. Al di là del classico 125 grammi, ora vi sono altri formati adatti per un consumo fuoricasa fra un pasto e l'altro".
"Stiamo incrementando le coltivazioni - conclude il direttore - sfruttando i programmi di miglioramento genetico che abbiamo acquisito. In Italia, le zone di produzione sono tante, da nord a sud, in modo da allungare il calendario produttivo. Ma ciò che più conta è la qualità organolettica, insieme al calibro e croccantezza. Senza dimenticare la shelf life".
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