Iscriviti alla nostra newsletter giornaliera e tieniti aggiornato sulle ultime notizie!

Iscriviti Sono già iscritto

State utilizzando un software che blocca le nostre pubblicità (cosiddetto adblocker).

Dato che forniamo le notizie gratuitamente, contiamo sui ricavi dei nostri banner. Vi preghiamo quindi di disabilitare il vostro software di disabilitazione dei banner e di ricaricare la pagina per continuare a utilizzare questo sito.
Grazie!

Clicca qui per una guida alla disattivazione del tuo sistema software che blocca le inserzioni pubblicitarie.

Sign up for our daily Newsletter and stay up to date with all the latest news!

Registrazione I am already a subscriber
A cura di Ottavio Cacioppo

Avocado, ficodindia, pitaya e altro: interesse sempre crescente per la frutticoltura alternativa

Ha suscitato grande interesse, nel panorama della frutticoltura alternativa, il 5° Convegno Nazionale svolto a Borgo Bainsizza, in provincia di Latina. Organizzato dall'Accademia di Agricoltura "Le Grugnole" di Latina e da Kiwi Informa, con il patrocinio della SOI (Società di Ortoflorofrutticoltura Italiana) e dall'ODAF (Ordine Dottori Agronomi e Dottori Forestali) della provincia di Latina, il convegno è stato sponsorizzato dall'ARMA di Latina, dall'ONY MOSO Bambù Gigante e dal Vivaio Apice di Chieti.

L'incontro si è imperniato sulle seguenti specie frutticole: avocado, ficodindia, fico, lampone, mirtillo, melograno e pitaya, che risultano in espansione colturale nel nostro Paese, grazie all'incremento dei consumi nazionali ed europei.

Sabaudia (Latina): piantagione di avocado di 20 anni, varietà Hass (gruppo A), Becon(B), Fuerte (B), Zutano (B) e 5 varietà ottenute per seme

Al 4° Convegno di Frutticoltura Alternativa, svoltosi nel 2018 a Milazzo (provincia di Messina), si trattarono le specie tropicali e subtropicali che nel Sud stanno prendendo sempre più piede, come il mango, l'avocado, la papaya, le banane e altre specie. Sono nati nell'area di Catania i consorzi Avocado Etna, Mango Etna, Ficodindia Etna e altri, che si sono affermati con l'imponente attività commerciale nazionale ed europea, dovuta all'apprezzata qualità dei prodotti.

Frutti di avocado dell'impianto di Sabaudia

Qui di seguito un resoconto delle relazioni presentate nel corso del 5° Convegno di Frutticoltura Alternativa .

Avocado: la coltivazione nel Lazio
di Ottavio Cacioppo                                  

L'avocado è una specie subtropicale originaria del Messico e Guatemala, diffusa anche nelle aree del mondo che hanno basse temperature minime: -3/-5°C per alcune varietà (Zutano, Reed e altre) -1/-3°C per altre (Hass).

Frutti di avocado dell'impianto di Sabaudia

In Italia è interessato il Centro Sud: Lazio meridionale e Sicilia. Risultati interessanti si stanno ottenendo a sud di Latina, a Sabaudia, ove da 20 anni si coltiva con risultati che lasciano prevedere una espansione della coltura, legata alle richieste del mercato nazionale ed europeo, che sono in aumento.

Frutti di avocado dell'impianto di Sabaudia

Ricordiamo che l'avocado è considerato un super frutto che si consuma condito come un'insalata. Ha il potere nutritivo del latte e proprietà farmacologiche importanti che sono state descritte in lavori pubblicati in occasione dei convegni precedenti.

Frutti di avocado di una precedente raccolta

Nella piantagione sperimentale della provincia di Latina sono state coltivate le seguenti varietà: Zutano, Hass (la più sensibile al freddo), Becon e Fuerte.

Nel 2017 e nel 2018 si è registrata una temperatura minima di -8°C, le piante hanno subito la necrosi delle foglie, dei boccioli e dei rami più alti, per cui non hanno prodotto. Nel 2019 hanno prodotto solo le varietà ottenute in azienda per via gamica (seme).

Piante di avocado danneggiate dalle basse temperature (-8°C) del 2017 e del 2018 

Da ciò si deduce che le piante di avocado a -8°C, pur subendo danni di necrosi, sopravvivono e ripristinano l'attività vegetativa normale in condizioni climatiche tollerate.

In un contesto quale sopra descritto, le cultivar consigliate per la coltivazione nell'aria climatica evidenziata sono: Zutano (gruppo B), Reed (gruppo A), Fuorte e Becon (gruppo B).

Comunque la temperatura di -8°C deve considerarsi, nel suddetto territorio, evento raro.

Ficodindia e pitaya: esperienza trentennale di coltivazione nel Lazio
di Ottavio Cacioppo  

Sabaudia (Latina): fichidindieto realizzato nel 1988 con piante di San Cono (Catania)

Il ficodindia è una cactacea diffusa nel Sud Italia (Sicilia, Calabria, Puglia e altre regioni). E' presente nel Lazio come pianta ornamentale da molti decenni. A livello di coltivazione specializzata, negli anni 80 sono nati impianti sperimentali in provincia di Latina.

Pianta di ficodindia coltivata con mono tronco

Una piantagione sperimentale, nata nel 1988 con piante provenienti da San Cono (provincia di Catania), comprende tre varietà: Gialla (Surfarina), Bianca (Muscaredda) e Rossa (Sanguigna). La produzione e la qualità dei frutti si possono paragonare a quelle della Sicilia.

Primi boccioli fiorali, asportati con la "scozzolatura", per favorire una seconda fioritura, che produce frutti "Bastardoni", con raccolta tardiva

Le operazioni colturali per ottenere i suddetti risultati sono: la potatura delle pale, con l'eliminazione di quelle in esubero; la scozzolatura, asportazione di tutti i primi boccioli fiorali per ottenere i "bastardoni", frutti ottenuti dalla seconda fioritura, raccolti in autunno in modo da essere sul mercato per le feste di Natale; il diradamento dei frutti sulla pala; la fertilizzazione, l'irrigazione e il controllo delle avversità (non riscontrate).

Frutti di fichidindia della varietà gialla

E' stata sperimentata da Ottavio Cacioppo la forma di allevamento ad alberello, con piante mono tronco, le quali, in zone ventose, richiedono un tutore (pali di cemento armato).

Frutti di fichidindia sbucciati delle tre varietà

La pitaya (o frutto del drago) è una specie che Cacioppo segue dal 1988, anno in cui ha studiato in Colombia la varietà gialla (Hylocereus negalanthus) e realizzato una piantagione sperimentale, in serra fredda, in provincia di Latina, coltivando anche la varietà a buccia rossa e polpa bianca del Guatemala (Hylocereus indatus). Le suddette cultivar sono risultate autocompatibili e hanno prodotto regolarmente, con un solo ciclo annuo: ripresa vegetativa in primavera, fioritura in estate e produzione dei frutti in autunno. 

La pitaya resiste, in serra fredda, alla temperatura minima -2/ 4°C e sopporta 47°C. Ha bisogno di 1.500 ore di luce e umidità relativa dell'80%, e di terreni che drenano bene come quelli sabbiosi, con pH 5,5/6,5 subacidi.

Le piante si coltivano con una struttura di sostegno (pali di cemento armato e fili di ferro zincato). La forma d'allevamento è la pargola oppure la spalliera. Le piante vengono allevate a "spina di pesce", con 800-1000 piante a ettaro.

Il fiore apre la notte e si chiude alla mattina successiva intorno alle ore 10:00. Di notte alcuni insetti (le falene) e di mattina le api favoriscono l'impollinazione.

La varietà gialla in Colombia produce due volte all'anno nei municipi di La Mesa, San Antonio,Tena e Sansalma. Prima raccolta maggio-agosto, seconda raccolta dicembre-febbraio. Da una ricerca sulla pitaya della facoltà di Agraria dell'Università di Bogotà è risultato che i migliori risultati sono stati ottenuti in un frutteto che ha prodotto, in prima raccolta, 16 frutti/pianta (3,4 kg) e in seconda raccolta 28 frutti/pianta (6,1 kg), ossia 9,5 kg/pianta all'anno. 

La pitaya si è diffusa molto, negli ultimi decenni, nei paesi del Centro America, in Israele, in Australia e in Oriente: Thailandia, Taiwan, Vietnam e in altri a clima tropicale.

Le varietà che si coltivano, oltre a quelle descritte, sono: pitaya a polpa rossa e buccia rossa (Hylocereus monacantus); pitaya a polpa rossa e epicarpo rosso (Hylocereus costaricensis); pitaya gialla e polpa bianca ed epicarpo giallo senza setole; pitaya thailandese a polpa rossa ed epicarpo violaceo. Gli israeliani hanno selezionato 2 cultivar interessanti: Venus e Golden.

Nel 1991 L'Informatore Agrario di Verona ha pubblicato il libro "Ficodindia e Pitaya" di Ottavio Cacioppo.

La coltivazione del fico: tra passato e futuro
di Claudio Di Vaio     

L'autore ha descritto in modo esauriente e ricco di particolari la coltivazione specializzata del fico, toccando tutti gli aspetti colturali, varietali, nutrizionali, sanitari e commerciali.

Per proteggere i frutti dagli uccelli, prima della raccolta, occorre la copertura del frutteto con le reti.

Aspetti della coltivazione del melograno in Italia
di Piero Preka

La coltivazione specializzata di melograno è in espansione in Italia. L'autore ha descritto molti aspetti di fisiologia della pianta, con particolare riferimento alla potatura, fisiologia e prevenzioni e trattamenti delle forme patologiche.

Il relatore Piero Preka 

In particolare, ha evidenziato come ridurre la proliferazione dei polloni ed evitare di asportarli nella stagione invernale, onde evitare che le ferite aprano l'ingresso ai crio-parassiti che possono danneggiare le piante.

Foto di melograno danneggiato dagli afidi

L'autore ha inoltre evidenziato con un filmato la lotta biologica tramite il predatore dell'afide infestante, in modo da evitare l'impatto ambientale causato dall'utilizzo degli agrofarmaci.

Primo frutteto specializzato di melograno in provincia di Latina
di Fabio Franchini         

Il relatore ha realizzato un frutteto specializzato di melograno Wonderful nel 2014. Sei anni di coltivazione che gli hanno consentito di raccogliere l'esperienza necessaria per mettere in ordine la gestione del frutteto, ampliandolo da un ettaro a 4.

La piantagione di melograno cultivar Wonderful di Fabio Franchini  

Uno dei problemi più importanti è stato quello accaduto al secondo anno di produzione: dopo l'asportazione dei polloni, nei mesi invernali le foglie delle piante, alla ripresa vegetativa, si sono ingiallite compromettendo lo sviluppo delle stesse.

Fabio Franchini nella sua piantagione specializzata di melograno cultivar Wonderful

Dopo una serie di esami effettuati da Istituti di patologia vegetale, è emerso che responsabili sono risultati i crio-patogeni. Infatti le piante di melograno della stessa varietà, messe a dimora nello stesso anno di quelle ammalate, si presentavano sane, in quanto l'operazione di spollonatura non era stata effettuata.

Frutti di melograno Wonderful

La coltivazione del mirtillo e del lampone nel Lazio: aspetti tecnici ed economici
di Flavio Roberto De Salvador

Il relatore è stato molto esplicito nel descrivere i vari aspetti colturali delle suddette cultivar: l'ambiente pedoclimatico, la tecnica colturale, il commercio e i problemi economici.

Coltivazione di lampone

Il consumo dei mirtilli e lamponi, sia allo stato fresco che trasformato è in aumento e gli aspetti farmacologici sono di rilievo.

Infine, la relatrice Lauretta Bacchetta ha descritto l'interessante progetto Italia-Messico nel comparto fichidindicoltura industriale (clicca qui per maggiori informazioni).    

Data di pubblicazione: