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L'agricoltura conservativa in frutticoltura puo' eliminare conseguenze disastrose

Negli ultimi anni, sentiamo parlare molto di Agricoltura Conservativa, ma spesso questo nuovo concetto di coltivazione non è poi noto a tutti. Per agricoltura conservativa intendiamo quell'insieme di pratiche agronomiche che hanno la finalità di ridurre le lavorazioni del terreno, aumentando così la sostanza organica e diminuendo alcuni costi.

Occorre ridurre le lavorazioni anche nei frutteti, a prescindere dalla tipologia di coltivazione. In frutticoltura, infatti, l'utilizzo disinvolto delle macchine, dei trattori ad alta potenza, con svariate attrezzature che smuovono il terreno, provocano delle conseguenze spesso disastrose, riassumibili come di seguito: 

  • Rottura dell'apparato radicale. Le radici, infatti, per poter funzionare bene devono essere in superficie. Invece, con il nostro modo di operare, le costringiamo a esplorare strati più profondi del terreno, spesso inospitali perché carenti di ossigeno;
  • Con queste rotture/ferite all'apparato radicale, sottoponiamo la pianta ad attacchi di organismi nocivi, prevalentemente fungini e batterici; 
  • Le lavorazioni non essenziali del terreno apportano una sovrabbondanza di ossigeno. Questo provoca l'ossidazione immediata della sostanza organica, impoverendo ulteriormente il suolo;
  • Da non sottovalutare è anche l'azione di erosione che si verifica specie nei terreni scoscesi. Infatti, l'assenza di un cotico erboso solido, in aggiunta alle frequenti e sempre più intense bombe d'acqua, potrebbe provocare erosioni, solchi e altri danni ambientali, proprio perché il suolo non riesce ad assorbire l'acqua.

Ci sono alcune piante, tipo le leguminose, che se convivono con le coltivazioni sono capaci di apportare, tramite le radici, buone quantità azoto, creando così una concimazione naturale a costo zero. Ci sono poi altre famiglie di piante, come le crucifere, che apportano sostanze solforate organiche, utili per disinfettare il terreno nel momento in cui si decompongono.

L'agricoltura conservativa può quindi essere una pratica sostenibile e redditizia, capace di abbattere alcuni costi, rendendo così il sistema più efficiente. Malgrado la carente informazione e formazione, questa pratica sembra prendere piede anche in Italia. Un concetto sostenibile sia in termini ambientali che economici.