Nel 2015, secondo dati forniti da Eurostat, l'UE ha importato frutta e verdura da Paesi terzi per un valore di circa 19,1 miliardi di euro. Le importazioni di frutta sono state più significative rispetto a quelle delle verdure, rappresentando l'88,4% del totale.
La frutta secca ha inciso maggiormente in termini di valore (26,2%), seguita da banane (17,7%), datteri, fichi, ananas e avocado insieme 11,5%), uva (9,9%) e agrumi (9,1%). Frutta e verdura sono state importate da un gran numero di Paesi di tutto il mondo. Tuttavia, nel periodo di riferimento, un quarto del valore totale importato proveniva solo da due Paesi: Stati Uniti 15,0%) e Turchia (10,7%). A seguire, Sudafrica (8,4%), Marocco (6,7%) e Costa Rica (6,2%). Quasi la metà del valore totale di frutta (compresa la frutta secca) e verdura fresca importata giungeva da questi cinque Paesi.
Stand ItalFrutta Distribuzioni presso il M.O. di Milano. Da sinistra, Sandro Todaro (amministratore), Lino Campanella (responsabile commerciale esotici), Umberto Musso (direttore commerciale).
C'è stata una chiara tendenza alla specializzazione: tre quarti della frutta secca sono state importate dagli Stati Uniti (53,2%) e dalla Turchia (21,3%); due terzi delle banane provenivano dall'America centrale e meridionale - Colombia (26,0%), Ecuador (24,5%), Costa Rica (17,0%); due quinti di datteri, fichi, avocado e ananas provenivano dal Costa Rica (24,5%) e dal Perù (16,3%).
Fin qui è chiara la tendenza che vede la frutta secca imporsi come referenza di punta nelle importazioni. Appare incomprensibile come gli Stati membri che storicamente hanno una forte vocazione per la frutta secca, uno per tutti l'Italia, non sentano il bisogno di colmare un gap che da decenni si è trasformato in un enorme vantaggio per USA, Turchia e Medio Oriente. Questa considerazione però merita una trattazione a parte.
Le dinamiche che hanno regolato il mercato dell'ananas
Più recentemente, e scendendo nel dettaglio della frutta tropicale, ovvero l'ananas nel nostro caso, risulta come l'UE, nel 2018, abbia importato 1 milione di tonnellate di questa referenza. Paesi Bassi e Belgio si sono affermati come maggiori player per quanto riguarda l'import e la ridistribuzione in area UE di ananas. Recentemente, nell'arco temporale che va dal 2012 al 2018, il Belgio ha ceduto il passo a Spagna, Regno Unito e Italia. Quest'ultima ha fatto registrare un incremento dei volumi da 104.800 a 165.400 tonnellate, per un valore di 103 milioni di euro circa.
Prezzi all'ingrosso in Italia nei primi 7 mesi del 2019
Tra le principali destinazioni d'ingresso in Italia per l'ananas vi sono le regioni del nord, Lombardia in testa, dove abbiamo raccolto la testimonianza di Lino Campanella, responsabile commerciale esotici di Italfrutta Distribuzioni Srl (un'azienda che figura tra le principali importatrici di questo articolo) che ci ha fornito uno spaccato del mercato dell'ananas da gennaio a luglio 2019.
"Nel periodo da gennaio a marzo - ha detto il manager - i volumi e i prezzi sono rimasti sostanzialmente invariati; buoni i quantitativi importati e prezzi bassi che sono oscillati di poco da 0,70 a 0,80 euro/kg, all'ingrosso. Da aprile a maggio, in concomitanza con periodi festivi (quali Pasqua, 25 aprile e 1° maggio – ndr) e l'inizio della stagione primaverile ed estiva, nelle zone di maggior turismo del Nord Italia, abbiamo rilevato aumenti di prezzi fino a 1,00 euro/kg, sempre all'ingrosso".
"Le cose sono cambiate nel bimestre giugno/luglio, a causa della carenza di merce in produzione e la maggiore richiesta a livello globale - ha spiegato Campanella - I minori volumi importati hanno creato un aumento di prezzi all'ingrosso fino a 1,20 euro/kg. Il mercato dell'ananas è in evoluzione, anche grazie alle tratte navali più veloci e una più accurata selezione del prodotto ancora sulla pianta. In questo modo, si ottiene un ananas più maturo, colorato e profumato che è sovrapponibile (o quasi) al prodotto aerotrasportato. Ovviamente, il prezzo è superiore del 20-25% a quello del prodotto tradizionale, ma ha fatto presa sui consumatori finali, acquisendo una fetta di mercato importante. L'ananas tradizionale, più verde e resistente, viene usato dalla quarta gamma e dai ristoratori, mentre chi, in Italia, vende all'utente finale tende a utilizzare ananas più colorati e maturi".