Il Comitato Libero Agricoltori e Commercianti di Puglia e Basilicata, che riunisce la maggior parte dell'intera produzione e distribuzione nazionale di uva apirene, ha depositato lunedì scorso,10 giugno 2019, all'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato un corposo dossier in cui il Comitato denuncia gli schemi contrattuali utilizzati – o, secondo la denuncia, imposti – dai breeder per disciplinare e organizzare la produzione, raccolta, conferimento e commercializzazione delle uve apirene.
"Questa non è né vuole essere una guerra contro i brevetti o l'innovazione in agricoltura – chiarisce il Presidente del Comitato Sig. Lorenzo Colucci, tra i pionieri dell'introduzione delle varietà apirene in agricoltura – ma solo una verifica dei limiti dei diritti dei titolari di brevetto, allo scopo di prevenire e sanzionare ogni forma di abuso a danno degli agricoltori e distributori, ormai ridotti al ruolo di mezzadri".
Il tema riguarda l'estensione e le modalità di esercizio dei diritti di proprietà intellettuale relativi alle piante e ai loro frutti (privative vegetali, concesse in Europa dal CPVO; e dei marchi comunitari, concessi dall'EUIPO), che, secondo il Comitato, sarebbero utilizzati dai breeder in modo abusivo, realizzando così una situazione economicamente insostenibile e lesiva – secondo il Comitato – del diritto alla concorrenza e alla libera competizione.
Recentemente, in Spagna, l'Autorità Antitrust Spagnola ha condannato i responsabili del club varietale "Nadorcott" – cultivar brevettata di mandarino - ritenendo che il sistema contrattuale violasse i diritti di produttori e rivenditori di distribuire liberamente i frutti ottenuti dalle piante, nonostante fossero stati pagate le royalties d'impianto.
Sono molti gli aspetti del rapporto contrattuale denunciati dal Comitato, in particolare: confusione sul materiale di propagazione, spesso privo di garanzie fitosanitarie; arbitrio delle aziende distributrici nella raccolta e commercializzazione del frutto del raccolto; conflitti di interesse tra vivai, distributori e produttori; mancanza di trasparenza nelle condizioni nel prezzo di rivendita; condizioni contrattuali giudicate inique.
Si tratta, del resto, dei temi alla base della Direttiva 2019/633 in materia di pratiche commerciali sleali nei rapporti tra imprese nella filiera agricola e alimentare, recentemente ratificata, che vieta espressamente una serie di pratiche commerciali definite "sleali".
"Si tratta di una prospettiva comunitaria – spiega il Sig. Colucci - che non riguarda solo la Puglia e la Basilicata, ma l'Italia e altri paesi in Europa, ed è per questo che abbiamo il supporto di molte organizzazioni nazionali ed europee. Contiamo che il 10 giugno possa rappresentare una data storica".
Per maggiori informazioni:
Lorenzo Colucci
Comitato Liberi Agricoltori e Produttori di Puglia e Basilicata liberiamoleuveseedless@gmail.com