Rapporti con il Giappone, qualcosa si muove anche per l'ortofrutta. Nei giorni scorsi, i mass media hanno dato risalto alla missione del commissario europeo all'agricoltura Phil Hogan a Tokyo (Higth level delegation). Della delegazione faceva parte anche l'economista italiano Gianluca Bagnara, esperto di agro-alimentare e ortofrutta.
L'accordo EPA fra Europa e Giappone rappresenta una grande opportunità per ridurre i costi di accesso a questo marcato: il Giappone ha una auto-sufficienza alimentare del 66%, che scende al 34% per la frutta.
Phil Hogan e Gianluca Bagnara (a destra)
"Il Giappone è un buon mercato per fare business - esordisce Bagnara - per un posizionamento di buona qualità, ma è anche mercato rischioso per chi pensa di fare il furbetto e commercializzare una qualità mediocre. Questo perché lo standard di qualità nel mercato giapponese è molto alto. I consumatori acquistano prodotti quando accettano il valore dei medesimi, ed è per questo che se l'ortofrutta non la si comunica in precedenza, rischia di passare inosservata".
In Giappone, lo standard GlobalGAP sta diventando popolare in vista del 2020 per l'avvicinarsi dei Giochi Olimpici di Tokyo 2020, così come la crescita potenziale dei prodotti biologici.
"Per vendere in Giappone - aggiunge - è importante disporre di agenti o partner in loco per comunicare con le parti interessate e per poter essere ben introdotti. Quindi, è di vitale importanza avere un agente affidabile. Altrettanto importante, anche se per noi può sembrare strano, è collaborare con chef famosi, meglio se di ristoranti importanti".
Il Giappone conta 127 milioni di abitanti, di cui il 50% vive in tre metropoli. E' la terza economia mondiale e presenta una popolazione molto anziana (39% sono oltre i 65 anni, mentre i giovani sotto il 15 anni sono il 15%) per cui vi è un trend di riduzione della popolazione.
Le case sono piccole e la cucina molto ridotta per cui la spesa è effettuata più volte la settimana (il 56% delle famiglie 2-3 volte e il 22% quasi tutti i giorni), con acquisti di quantità ridotte di prodotto. Questo è stimolato anche dalla forte attenzione alla freschezza degli alimenti.
"L'esigenza di adeguare la confezione in base alle ricorrenze - conclude Bagnara - impone la necessità di avere partner locali per perfezionare in loco l'ultima fase di lavorazione".