I dati Ismea relativi all'undicesima settimana del 2019 (11-17 marzo) segnalano ancora un calo per le quotazioni del carciofo sardo. Gli scambi sono avvenuti a rilento a causa di una domanda poco propensa all'acquisto – si legge nella nota di mercato – mentre l'offerta, dal profilo qualitativo non sempre soddisfacente, è risultata in aumento.
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"E' vero che la qualità non sempre è alta, ma siamo anche a marzo e la stagione del carciofo volge quasi al termine – commenta un operatore a FreshPlaza – Una cosa però deve fare riflettere: la differenza tra chi produce e chi vende rimane tanto alta da non invogliare il consumatore finale all'acquisto".
"Mentre ai produttori vengono pagati 0,20 euro a capolino, i prezzi di alcune catene di supermercati vanno ben oltre un normale rincaro", continua l'operatore.
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A sinistra: Volantino Carrefour Market Sud (Campania, Calabria, Basilicata, Puglia, Molise). A destra: Volantino Conad Tirreno (Toscana, Lazio e Sardegna)
"Comunque – sostiene l'operatore – è normale che le catene distributive nelle zone di produzione tengano i prezzi bassi anche perché avrebbero un confronto diretto con i mercati civici, mentre in regioni dove la produzione di carciofo è assente hanno prezzi un po' troppo alti".
Carciofo Spinoso sardo in confezione da due. Foto scattata lo scorso fine settimana in un punto vendita Esselunga, in nord Italia: 0,84 euro a pezzo.
"Un prezzo corretto, alla fine, non c'è. Diciamo che ovviamente andando verso la chiusura del periodo di raccolta, la qualità tende a ridursi. Da considerare poi che quest'anno, con la stagione climatica altalenante, la qualità non è stata quasi mai alta. Perciò i prezzi dovrebbero scendere leggermente".
"L'annata 2018/19 è stata piuttosto deludente e poco remunerativa dal punto di vista dei produttori – conclude l'operatore – Sarebbe auspicabile un accordo di filiera per avere maggiore chiarezza nei prezzi e poter valorizzare il lavoro di ciascuno".