Ogni anno, l'8 marzo, ricorre la Giornata internazionale della donna. Tanti gli appuntamenti all'ordine del giorno in tutta la Penisola e non mancano, naturalmente, quelli legati al settore agricolo. Ma è ancora necessaria una ricorrenza per riconoscere il giusto rispetto alle donne e a ciò che rappresentano nei vari ambiti sociali?
"E' tempo di mettere in evidenza il potere e l'importanza delle donne nel nostro settore e di comunicarlo chiaramente" aveva detto Julie Escobar, una delle promotrici della prima Rete Globale delle Donne, in occasione del Fruit Logistica esattamente un mese fa. In quella stessa occasione, Linda Carobbi, direttore corporate della Savino del Bene, aveva dichiarato: "Le donne che vogliono arrivare ai vertici dell'industria ortofrutticola dovrebbero essere sincere con se stesse e fare ciò che amano, ma essere preparate a lavorare il doppio delle loro controparti maschili".
Pensiero condiviso anche dall'Associazione nazionale Donne dell'Ortofrutta. La presidente Alessandra Ravaioli è del parere, infatti, che dipende dalle donne compiere i passi giusti. "Serve coraggio nel far valere le proprie competenze e sicurezza sulle nostre capacità. Noi siamo parte attiva del business e crediamo che la nostra voce possa arricchire il settore ortofrutticolo. Chiediamo di essere ascoltate e diventare partecipi nei tavoli che contano" (cfr. FreshPlaza del 03/07/2018).
In una dichiarazione in occasione della Festa della Donna 2019, la Commissione europea ha reso noto: "L'uguaglianza è un valore fondamentale dell'Unione europea e un principio per il quale continueremo a batterci. La parità tra donne e uomini non fa eccezione. Per le donne e le ragazze, l'Europa è uno dei luoghi più sicuri e più equi al mondo. Nell'UE il numero delle donne che lavorano ha raggiunto livelli eccezionalmente elevati e, oggi, sempre più donne occupano posizioni di potere. Possiamo esserne fieri".
"Questo tuttavia non significa aver già centrato l'obiettivo o che questi risultati debbano esser dati per scontati. Anche in Europa molte donne devono ancora fare i conti con sfide, disparità e minacce nella vita di tutti i giorni: abusi e molestie, stipendi più bassi, minori opportunità di lavoro e di carriera. Una cosa inaccettabile".
Per quanto riguarda le discriminazioni di genere, secondo la Cia-Agricoltori Italiani le disparità, almeno in agricoltura, sembrerebbero superate. Tra vignaiole, allevatrici, imprenditrici ortofrutticole, le aziende femminili in agricoltura sono quasi il 30% del totale, pari a 214.857 imprese (fonte Unioncamere).
"In rottura con una tradizione basata sulla gestione patriarcale dell'azienda, che vede solitamente un passaggio di testimone tra padre e figlio – fa notare il direttore generale della Copagri Maria Cristina Solfizi – le donne dimostrano una maggiore propensione verso tematiche quali la tutela dell'ambiente, il presidio del territorio, la biodiversità, la riqualificazione e la valorizzazione del paesaggio, ma anche la ricerca e la sostenibilità economica, ambientale e sociale, oltre che l'innovazione e lo sviluppo della multifunzionalità".
"C'è però ancora molta strada da fare – continua Solfizi – nel nostro Paese, secondo recenti studi, l'incidenza della componente femminile nell'occupazione del settore primario è del 27% circa, percentuale decisamente inferiore alla media comunitaria del 33,5%".
Importante – sottolinea Coldiretti – anche la "quota giovane" con il 25% delle aziende femminili guidate da ragazze under 35 che hanno puntato sull'uso quotidiano della tecnologia per gestire sia il lavoro che lo studio.
Sicilia, Puglia e Campania le Regioni con più imprese "rosa" in agricoltura
Secondo una nota Ismea, con una quota di oltre 50%, il Meridione si conferma, a fine 2018, l'area d'Italia con più aziende agricole a conduzione femminile. Sono infatti 109mila le imprese guidate da donne nelle regioni del sud, sulle circa 215mila iscritte al registro delle imprese. A guidare la classifica delle imprese "rosa" sono: Sicilia (25.107 imprese), Puglia (23.987) e Campania (22.412).
L'incidenza delle imprese femminili sul totale delle aziende agricole è più alta invece in Molise (38%), Campania (36%) e Basilicata (35%).
In generale, al Sud il rapporto tra donne e uomini in agricoltura è di 1 a 2, mentre al Nord la componente femminile si riduce a 1 imprenditrice ogni 4 imprenditori.
Le aziende del Mezzogiorno inoltre hanno mostrato una stabilità dei flussi, tra nuove iscrizioni e cessazioni, registrando nel 2018 il numero più elevato di nuove iniziative femminili: 5.263, pari al 59% del totale. Le regioni più dinamiche, ancora una volta, sono Sicilia, Campania e Puglia.