Nelle ultime due stagioni, le cattive decisioni prese in termini di semina e raccolta hanno ridotto la produzione di cipolle in Turchia. Con la decisione di importare il prodotto, il locale ministero al commercio ha annunciato che i dazi doganali saranno annullati fino al 28 febbraio (normalmente le tariffe per le cipolle che entrano in Turchia sono fissate al 49%). Il ministro ha giustificato la mossa come una risposta ai prezzi sempre più alti presenti sul mercato domestico e come tentativo di stabilizzarli.
Ali Ekber Yildirim, giornalista agricolo, ha affermato che i problemi relativi alla produzione di cipolle sono noti e che attualmente il tasso di bulbi marci è troppo elevato. Yildirim ha sottolineato che i Paesi producono cipolle secondo le proprie necessità ed è difficile trovare un esportatore.
Uzbekistan, Kazakistan e Iran sono tra le nazioni che potenzialmente possono esportare cipolle in Turchia. Tuttavia, è difficile stimare una produzione significativa in questi Paesi.
Da parecchio tempo, ormai, le cipolle hanno un costo di almeno 0,83 euro/kg e arrivano anche fino a 2 euro/kg. Dal momento che non viene concesso tempo a sufficienza affinché i bulbi si essicchino e che vengono applicate tecniche sbagliate nella semina, molta merce marcisce. Le cipolle rosse sono rinomate per avere una maggiore conservabilità, ma la bassa produzione e i prezzi elevati non promettono di soddisfare l'attuale domanda.
Se la Turchia non riuscirà a trovare un esportatore adatto, potrebbe verificarsi una carenza di cipolle che durerebbe fino ad aprile.
Yildirim ha affermato che l'origine del problema è da ricercarsi nella produzione, non nello stoccaggio eccessivo. "La raccolta delle cipolle viene fatta a luglio-agosto; successivamente il prodotto viene stoccato nei magazzini per l'inverno. Riteniamo che le importazioni non siano una soluzione. Dobbiamo concentrarci su una pianificazione migliore della nostra produzione".