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Settore funghi

Pagare i fornitori in anticipo consente un maggior potere contrattuale

Anni di fortuna alterna, quelli della fungicoltura siciliana che, pur continuando a garantire le forniture, non riesce a mietere un successo compiuto. Questa la sintesi di un'intervista telefonica concessaci da Giosuè Gambino, capoazienda di una nota impresa agricola di Augusta, città a pochi km da Siracusa.

Giosuè Gambino

Qui si producono funghi di primissima scelta che vanno dal Pleurotus Ostreatus (volgarmente detto Pleus) al Pleurotus Eryngii (cardoncello), passando per il piopparello oppure pioppino (Cyclocybe aegerita) e il gialletto (Cornucopiae). Insomma, una realtà medio piccola che, a conduzione familiare, riesce a fare reddito che però potrebbe essere migliorato di molto.

Certamente i tempi cambiano e le tecniche di coltivazioni sono sempre più innovative, grazie ai ritrovati di ultima generazione e alle pratiche agronomiche, sempre più consone alle richieste dei clienti finali. I consumi, infatti, sembrano cavalcare un trend in continua crescita. Il mestiere del fungicoltore, però, non è tutto rose e fiori. A spiegarci il perché è il nostro intervistato la cui azienda, grazie alla conduzione del padre prima e del figlio poi, vanta un'esperienza trentennale.

"Gli inizi sono stati duri, perché c'era molta improvvisazione nel settore - racconta Gambino - e talora, in quegli anni lontani, siamo stati vittime di chi ci consigliava pratiche agronomiche inutili o interventi costosissimi. Oggi sappiamo che alla base della fungicoltura vi è la preparazione e una grande cura per la pulizia della fungaia. Con tenacia e perseveranza siamo riusciti a conquistare un posto nella GDO regionale, grazie alla quale distribuiamo il nostro prodotto in tutta l'isola o quasi".

Nel 2016, l'azienda di Gambino ha infatti prodotto e commercializzato circa 130mila kg di funghi, ma nel 2017 i volumi hanno subito una certa flessione. Un andamento altalenante, che non dà certezza di crescita nel medio e lungo periodo. Quest'anno le cose sembrano essere tornate come nel 2016, non senza qualche aggiustamento nella gestione, specialmente con i fornitori.

"A minare la serenità di aziende come la mia - riferisce infatti Gambino - non sono le difficoltà nella produzione, in senso stretto, o nella commercializzazione. I problemi derivano spesso dai rapporti con taluni fornitori di substrati, che impongono condizioni estremamente pesanti. In genere, a fronte di un finto beneficio che consiste nella dilazione dei pagamenti, può corrispondere una fornitura scadente che non permette di portare avanti la stagione. Scoperta l'inadeguatezza delle ballette, certe aziende si trincerano dietro ogni tipo di scuse, facendosi soprattutto forti del fatto che, senza il loro aiuto, non sarebbe possibile nemmeno iniziare la campagna".

Eppure, è possibile uscire dal tunnel di questa dipendenza dai fornitori
"A un certo punto, ho realizzato che avrei potuto e dovuto reclamare i miei diritti - continua l'imprenditore agricolo - nei confronti di un sistema che esige giustamente, da parte del cliente, la corretta conformità del prodotto, ma che sul fronte del fornitore lasciava troppo spazio all'arbitrio, con prodotti non affidabili, che avrebbero potuto mettere in pericolo la mia stessa azienda. In quella fase, ho smesso di chiedere e accettare finti aiuti e benefici - che in realtà affossavano la mia impresa - e ho iniziato a pagare la merce in anticipo. Ciò mi ha messo nelle condizioni di contestare qualsivoglia difformità delle ballette, con la conseguente sostituzione immediata della fornitura".

"Da quel momento, non ho più riscontrato alcun problema di forniture scadenti - conclude Giosuè Gambino - Il potere contrattuale della mia azienda, grazie ai pagamenti contestuali delle ballette, è pari a quello dei miei fornitori, che sono libero di cambiare in qualsiasi momento, non essendo vincolato da finti favoritismi. E' chiaro che la mia situazione non è sovrapponibile a tutte le aziende e che le variabili sono infinite, ma il consiglio che mi sento di dare è quello di uscire dal tunnel di un sistema che può fagocitare anche la più sana delle aziende".