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Ritrovo di fine anno per un gruppo di agricoltori dell'Emilia Romagna

Mele, il problema in pianura e' il colore

Un'annata no per i produttori di mele di pianura in Emilia-Romagna. E anche per le altre tipologie di frutta, il 2018 sarà ricordato con luci e ombre. Martedì 11 dicembre 2018, un gruppo di frutticoltori locali si è ritrovato a Faenza (Ravenna) per una cena conviviale di fine anno. Un momento in cui tracciare un bilancio e confrontarsi sulle scelte future.

 Il gruppo di agricoltori che si e' ritrovato a cena a Prada di Faenza (Ravenna)

"Quest'anno, le cose non sono andate bene per le mele - ha detto un produttore che coltiva oltre 20 ettari complessivi e conferisce circa 500 ton di frutta - in quanto l'andamento meteo ha penalizzato il colore. E' mancata l'escursione termica e, senza quella, la produzione non può essere di qualità molto elevata. Perciò si fa molto scarto e, per i prodotti club, i frutti che non raggiungono l'intensità di colorazione minima prevista vengono declassati a produzione normale".

Ciò comporta una drastica diminuzione della Plv, in quanto da circa 50 centesimi al kg per le mele a marchio, si passa a 15 centesimi. Considerando le spese sostenute per gli impianti di protezione dalla grandine, e tutti i costi di gestione, l'annata rischia di essere in rimessa.

Un altro aspetto che è emerso sta nelle varietà che le cooperative richiedono. "Oggi un tecnico mi ha detto che servono varietà tardive di mele - ha detto un altro agricoltore - ma io sono scettico. Raccogliere in novembre vuol dire rischiare di entrare in campo con i terreni inzuppati d'acqua e non basta l'inerbimento a rendere i filari praticabili. Quest'anno ho dovuto ricorrere a un cingolato per togliere il carro raccolta dal pantano. Sarebbe meglio orientare i produttori a varietà più adatte e consone al luogo in cui ci si trova, senza forzare troppo sulla stagionalità".

Gli agricoltori che hanno partecipato alla cena provenivano per lo più dalle province di Ravenna e Forlì-Cesena. Una parte di loro era lo zoccolo duro del Movimento trasversale che, dal 2004 e per quasi un decennio, ha rivendicato più correttezza da parte della filiera nel remunerare la produzione. "Ci siamo impegnati molto - ha concluso uno di loro - abbiamo fatto assemblee con duemila agricoltori, siamo arrivati perfino al Ministero per portare avanti le istante dei frutticoltori ma, alla resa dei conti, abbiamo ottenuto ben poco. Noi produttori siamo sempre gli ultimi ad essere pagati. Gli altri anelli della filiera si tengono quanto gli serve per coprire i costi e guadagnare, mentre a noi tocca solo quello che rimane".