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Sempre meno spazio su un mercato che preferisce i prodotti senza seme

Il mandarino siciliano atteso a fine novembre

Al via la stagione dei mandarini in Italia, iniziata con i precoci pugliesi della zona di Taranto. Per quanto attiene la stagione siciliana, invece, bisogna attendere ancora alcune settimane, quando a fine novembre comincerà la raccolta del mandarino comune del ragusano.

Sopra: mandarini comuni (alla rinfusa), provenienti dalla provincia di Ragusa 

"Per i nostri nonni, il mandarino era il frutto legato al Natale - dice Francesca Di Geronimo, esperta del settore agrumicolo e coltivatrice, tra l'altro, di mandarini comuni siciliani - Si tratta di un frutto molto aromatico, la cui buccia sprigiona odori intensi. Per l'intensa profumazione si presta particolarmente alla trasformazione e viene sovente impiegato per realizzare marmellate, sorbetti e liquori".

Ciononostante il mercato di questo frutto è in fase calante, complice il fatto che il mandarino comune siciliano contiene semi, oggigiorno non graditi dal consumatore, sempre più invogliato ad acquistare prodotti seedless. D'altro canto, il mercato del clementine, variante del mandarancio, nato dall'incrocio tra arancia e mandarino, ha segnato un successo crescente, assorbendo il mercato del mandarino.

"Per quanto attiene lo stato fenologico - continua Di Geronimo - possiamo dire che i frutti sono già presenti sulle piante e stanno crescendo bene. Certo, bisogna aspettare che aumentino per dimensione e grado brix. La produzione di quest'anno si prospetta molto buona per quantità e qualità, anche perché non abbiamo sentore di rischi fitopatologici, al momento. Le temperature più basse di questi giorni, rispetto alla media stagionale diminuiscono il rischio da Ceratitis capitata (mosca mediterranea della frutta che attacca anche gli agrumi). Le quotazioni di mercato del mandarino comune non sono molto alte, perché il prodotto è poco richiesto a causa della presenza di semi".

Sopra: clementine. Nel corso degli ultimi anni, hanno conquistato sempre maggiori fette di mercato che precedentemente erano occupate dal mandarino comune siciliano

Altra storia per il mandarino tardivo di Ciaculli, che viene raccolto da fine gennaio fino a primavera inoltrata. Si tratta di un agrume che ha conosciuto sorti migliori sia dal punto di vista delle estensioni di produzione sia da quello commerciale. Il mandarino tardivo di Ciaculli, già Presidio Slow Food, per il quale è in corso la pratica di riconoscimento Igp, ha caratteristiche interessanti sia dal punto di vista organolettico sia da quello territoriale, essendo coltivato sostanzialmente in quel che resta dell'antica Conca d'oro, a Palermo.

Francesca Di Geronimo

Il mandarino Tardivo di Ciaculli è prodotto in una ristretta area del Comune di Palermo, da un attivo consorzio di produttori che ne preserva il territorio, esaltando le grandi qualità organolettiche di questo frutto, sia per quanto riguarda il prodotto fresco sia per quello trasformato, tra marmellate e rosoli di grande pregio.

Il Consorzio è l'unico ente a tutela del presidio Slow Food del mandarino Tardivo di Ciaculli ed è l'unico a garantire rigidi controlli sul prodotto, nel rispetto dello specifico disciplinare di produzione. Questo mandarino deve il suo nome sia alla borgata di Palermo in cui è stato scoperto, sia al periodo di maturazione, posteriore rispetto alle varietà più comuni.

Le sue origini sono assolutamente naturali, il forte aroma, il contenuto zuccherino, la buccia sottile, la presenza del seme, fanno del Tardivo di Ciaculli un mandarino unico e inconfondibile. I volumi annuali sono variabili, ma si attestano su una media di 5000 ton. Diverso il discorso per il mandarino comune che, alla pari di altre varietà di agrumi siciliani, non è censito nella sua interezza.