L'areale produttivo del Fucino
"E' un clima continentale, quello della piana del Fucino - spiega Francesco Sciarretta, consigliere del Consorzio di Bonifica Ovest - caratterizzato da estremi che, negli ultimi tempi, si sono ripetuti con troppa frequenza. Penso alle alte temperature estive che vanno a compromettere certe coltivazioni orticole. E poi alla mancanza di acqua".
Veduta di campi coltivati. Quest'anno, la semina delle patate è in forte ritardo
"Il livello della falda è preoccupante: lo scorso anno è scesa fino a -56 metri rispetto alla media. Ora è risalita a -40 metri, ma siamo ottimisti perché sui monti c'è ancora neve e quell'acqua dovrebbe arrivare in falda in autunno. I mondi che circondano il Fucino sono alti fino a 2500 metri, mentre l'altopiano è a quota 650 metri sul livello del mare".
Il clima piovoso delle ultime settimane ha comportato terreni impraticabili, con impossibilità di effettuare semine e trapianti. Per le patate si è in forte ritardo, mentre le cipolle forse sono del tutto compromesse.
L'inizio del canale sotterraneo romano, lungo 6 chilometri, costruito per drenare l'acqua dall'ex lago
Il Fucino era un lago e lo sarebbe ancora oggi se non vi fosse una maestosa opera di ingegneria idraulica a portarne via le acque. La conca raccoglie tutte le piovane dei monti circostanti e, fin dai tempi dei Romani, gli ingegneri studiarono un sistema di canalizzazione sotterranea per portare a valle l'acqua e prosciugare il lago. Sistema sotterraneo, perché l'altipiano è di natura carsica.
Oggi il cuore pulsante del sistema, gestito dal Consorzio di Bonifica Ovest Liri Garigliano, sta nel canale collettore che a un certo punto viene inghiottito a 8 metri sotto il livello del piano. Da qui parte una galleria lunga 6 chilometri di epoca romana e poi integrata con le opere di bonifica del Principe Torlonia, il quale qui comunque non lasciò bei ricordi.
L'arrivo del canale collettore alla stazione in cui precipita sottoterra e si immette nel canale di epoca romana
Il Fucino conta circa 14mila ettari coltivabili. La sfida da affrontare ora è quella di conservare l'acqua a scopi irrigui, non soltanto drenarla via dalla conca.