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L'agricoltura bio in contrapposizione a quella convenzionale?

La necessità di soddisfare la sempre maggiore richiesta di cibo da parte della popolazione mondiale ha determinato negli anni un incremento degli input (principalmente acqua, elementi nutritivi e agrofarmaci) immessi nei sistemi agricoli e un'erosione dell'agrobiodiversità.

In questo contesto, specialmente nei Paesi del Nord Europa, giocano un ruolo fondamentale le produzioni di referenze ortofrutticole di provenienza da coltivazioni biologiche. Da un ventennio infatti si registra proprio in quelle aree geografiche un consumo più consapevole delle risorse agroalimentari.

Per comprendere meglio le dinamiche che regolano questo fenomeno, con l'Italia e la Sicilia, in particolar modo, sempre più protagonista come areale di produzione, abbiamo incontrato il Prof. Francesco Giuffrida, docente di Orticoltura e Floricoltura presso il Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente (Di3A) dell'Università degli Studi di Catania.


Il Prof. Francesco Giuffrida

"L'agricoltura biologica si è proposta negli ultimi anni come modello in contrapposizione all'agricoltura convenzionale - spiega Giuffrida - per andare incontro alle politiche ambientali della Comunità Europea e alle esigenze dei consumatori maggiormente sensibili nei confronti della sostenibilità ambientale e sociale dei sistemi produttivi. Occasioni preziose, come i lavori svolti durante le Giornate Tecniche della Società di Ortoflorofrutticoltura Italiana, tenutisi recentemente presso il nostro Dipartimento sul tema dell'ortofrutticoltura biologica, hanno evidenziato numerosi spunti potenzialmente interessanti per cercare di superare le principali criticità dell'agricoltura biologica".

"In particolare, è emerso come la ricerca scientifica sia rivolta verso la messa a punto di modelli più evoluti di agricoltura - continua il docente universitario - che passano dal concetto di sostituzione degli input (es. concimi minerali con organici) a un approccio agroecologico dei sistemi agroalimentari, basati sulla diversificazione colturale e varietale, sull'utilizzo di colture di servizio (cover crops) e sulla riduzione dei mezzi di produzione di provenienza extra-aziendali (es. agrofarmaci e fertilizzanti)".

"Per contro, il mondo produttivo, sulla spinta delle opportunità di mercato rappresentate dall'ortofrutta biologica - continua Giuffrida - privilegia fra le soluzioni tecniche messe a punto per il biologico quelle maggiormente sostenibili dal punto di vista economico, evidenziando ancora alcune difficoltà nella sostituzione dei fertilizzanti chimici con quelli organici, soprattutto nei sistemi colturali intesivi (es. colture in serra)".



"Le strategie di difesa fitosanitaria in ortofrutticoltura biologica appaiono abbastanza articolate - prosegue il docente - e sembrano fornire alcuni vantaggi, come un miglior rapporto benefici/costi, un minore rischio di resistenza e minori effetti collaterali dannosi in fase di sviluppo e applicazione dal controllo biologico rispetto a quello chimico. Da evidenziare in ogni caso l'opportunità di un approccio integrato con l'ausilio anche di mezzi agronomici, fisici e, in ultimo, chimici e l'importanza della ricerca scientifica per implementare la rosa dei principi attivi ammessi in agricoltura biologica, purché non residuali e a basso impatto ambientale".



L'interesse a superare le criticità tecniche dell'ortofrutticoltura biologica è supportato dall'incremento delle superfici coltivate a biologico in Italia e dal consumo dei prodotti biologici sia in Italia che all'estero (es. Francia e Germania). La destinazione dei prodotti nei differenti mercati ha evidenziando un trend particolarmente crescente dal 2015 al 2016 per i prodotti di IV gamma (+40%), particolarmente graditi dai consumatori di prodotti biologici.