Iscriviti alla nostra newsletter giornaliera e tieniti aggiornato sulle ultime notizie!

Iscriviti Sono già iscritto

State utilizzando un software che blocca le nostre pubblicità (cosiddetto adblocker).

Dato che forniamo le notizie gratuitamente, contiamo sui ricavi dei nostri banner. Vi preghiamo quindi di disabilitare il vostro software di disabilitazione dei banner e di ricaricare la pagina per continuare a utilizzare questo sito.
Grazie!

Clicca qui per una guida alla disattivazione del tuo sistema software che blocca le inserzioni pubblicitarie.

Sign up for our daily Newsletter and stay up to date with all the latest news!

Registrazione I am already a subscriber

Cresce la domanda mondiale di kiwi: in 15 anni e' aumentata del 70%

Se negli ultimi anni la produzione mondiale di kiwi è tornata ad aumentare (cfr. FreshPlaza del 06/12/2016), batteriosi a parte, un motivo c'è: pure la domanda è cresciuta, in modo significativo.

Ciò è avvenuto grazie agli esportatori che hanno stimolato il consumo di questo frutto senza svilirne il valore che, viceversa, è aumentato. Nel complesso, la domanda mondiale di kiwi risulta in aumento da 15 anni e, se nei primi anni del Millennio si movimentavano 750mila ton all'anno, ora siamo già a 1,2 milioni di ton, con un aumento di circa il 70%.

E' quanto emerge dai dati del CSO – Centro Servizi Ortofrutticoli recentemente presentati a Bussolengo (VR).


L'andamento delle importazioni, in volume e in valore, del kiwi nel mondo, dal 2000 al 2013. Clicca qui per consultare il grafico a dimensioni maggiori. (Fonte grafico: CSO Servizi su dati FAO)

Per avere un'idea di quanto il kiwi si sia affermato come prodotto di massa, basti pensare che la sua domanda è aumentata in ogni angolo del globo. Soprattutto però è cresciuta la richiesta nei Paesi dell'Estremo Oriente, e qui va segnalato il caso della Cina: grande produttore (il maggiore a livello mondiale), il suo import è aumentato parecchio e ora eguaglia i volumi del Giappone, a sua volta grande importatore, tanto da assorbire gran parte della produzione neozelandese.

Seppure con volumi inferiori, tutte le aree mondiali proseguono di anno in anno nell'incremento dei quantitativi importati: Nord America (USA e Canada), Centro e Sud America (Brasile, Argentina e Messico), Medio Oriente (Emirati Arabi e Arabia Saudita) e Paesi africani (Egitto, Algeria, Libia e Marocco).


Il trend delle importazioni di kiwi nei 5 continenti. Clicca qui per consultare il grafico a dimensioni maggiori. (Fonte grafico: CSO Servizi su dati FAO)

In questo panorama, l'Italia non può certo rimanere passiva, considerando che parliamo del maggiore produttore mondiale (dopo la Cina) e di un paese che esporta il 70% della propria produzione.

Nonostante il principale mercato di sbocco del kiwi made in Italy sia ancora l'Unione Europea, va dato atto la settore nostrano di essere riuscito a differenziare maggiormente le destinazioni: da diversi anni crescono le movimentazioni del prodotto diretto oltremare, con le imprese italiane che hanno destinato maggiori volumi in Nord America (USA), Estremo Oriente (Cina, Taiwan e India), Africa (Egitto) e Medio Oriente (Emirati e Arabia Saudita).

Tutto questo, per quanto riguarda l'export italiano, in una situazione in cui non tutti i mercati papabili per il kiwi sono raggiungibili, soprattutto a causa di barriere fitosanitarie che ad oggi vietano l'importazione di kiwi made in Italy. Al riguardo, CSO Italy, da oltre 10 anni, svolge un ruolo di supporto e coordinamento tra il mondo della produzione e le Istituzioni coinvolte nell'attività di apertura di nuovi mercati (Ministero delle Politiche agricole, Servizi Fitosanitari Regionali, Ambasciate), nonché nella fase di applicazione.