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Nocciole dei Nebrodi: analisi di una colossale perdita di produzione
Su circa 5.000 ettari di noccioleti ricadenti in questi comuni, si stima un danno da attacchi di ghiri e cimici che si aggira tra il 70 e 80% dell'intera produzione. Sui rimanenti 5.000 ettari degli altri comuni nebroidei e della provincia di Messina, si è riscontrato un danno del 25% che, in totale, ammonta a 27 milioni di euro, con la conseguente perdita di circa 100mila giornate di lavoro.
Secondo l'agronomo ed esperto di settore Sebastiano Galvagno, l'attuale situazione (sovrappopolazione di ghiri e cimici) deriva nientemeno che dallo spargimento di DDT risalente agli Anni '60 del Novecento, con "scomparsa anche di tutti i predatori sia dei ghiri sia delle cimici del nocciolo".
"La soluzione parziale della problematica - ha aggiunto l'esperto - potrebbe giungere anche dalla reintroduzione di rapaci notturni quali l'allocco, il gufo comune ed il barbagianni ma, soprattutto, nell'immediato e per riequilibrarne la consistenza, da azioni massive di prelievo ed allontanamento della popolazione di ghiro, specie animale tutelata dalle norme sulla caccia (legge regionale n 33/97)".
"Per contenere, invece, il danno causato dalla cimice (Gonocerus acuteangulatus) un intervento risolutivo potrebbe finalmente giungere dall'utilizzo della biofabbrica di Ramacca, di proprietà dell'ESA (Ente di Sviluppo Agricolo), per l'allevamento massivo degli antagonisti naturali della cimice stessa, già da tempo individuati dall'Università di Palermo".
L'investimento economico per queste misure è stimato in circa 70mila euro.
Poco si comprende pertanto la richiesta di dichiarazione dello stato di calamità naturale avanzata nell'occasione dal comitato "Nocciolo Patrimonio da Tutelare". La tutela delle coltivazioni parte dagli investimenti diretti che un settore produttivo è in grado di compiere sui territori, a proprio stesso beneficio.
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