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Alla scoperta del peperone di Carmagnola (TO)

Sul finale della 67ma edizione della sagra del peperone di Carmagnola (Peperò, 26 agosto-4 settembre 2016), FreshPlaza ha intervistato Domenico Tuninetti, presidente del Consorzio di Tutela e Valorizzazione del peperone di Carmagnola.


Da sinistra: Francesco Tosco, Domenico Tuninetti e Roberto Gerbino.

"Il consorzio è nato 18 anni fa, con pochi agricoltori che oggi sono diventati una cinquantina. Il consorzio è solo di promozione e non di vendita del peperone. Il peperone di Carmagnola, con le sue tipologie, rientra nel paniere dei prodotti tipici della provincia di Torino. Oggi siamo soddisfatti di aver dato un'identificazione alla produzione, creando un marchio di riconoscimento del nostro peperone. Ormai, infatti, con la libera circolazione delle merci, se non sei identificabile non riesci a reggere la concorrenza. Il peperone di Carmagnola è sempre stato famoso non perché era di Carmagnola ma perché era buono: oggi invece il nostro peperone è riconoscibile anche per il marchio. Tutti gli associati seguono un disciplinare di produzione integrata e ciò che rende gradevole questo peperone sono il terroir e il metodo di coltivazione".

Insieme al presidente, abbiamo chiesto anche a Francesco Tosco, socio del consorzio, di illustrarci le cinque tipologie (clicca qui per vedere il video) che contraddistinguono il peperone di Carmagnola: quadrato antico di Carmagnola, trottola (a forma di cuore con punta leggermente estroflessa o con punta troncata), lungo o corno di bue (cono molto allungato), tumaticot (tondeggiante e schiacciato ai poli, come un pomodoro), quadrato allungato. Di queste, le prime quattro sono autoctone, mentre l'ultimo è un ibrido che ha una resa superiore (25-30 t/ha) in quanto più tollerante alle virosi, che rappresentano la peste del terzo millennio!

Clicca sul tasto Play per una breve videointervista:


La produzione del peperone di Carmagnola si estende su una superficie di circa 150 ettari fra il comune di Carmagnola e i comuni limitrofi. "Tradizionalmente il peperone è sempre stato fonte di reddito per le aziende della zona, che sono tutt'ora per la maggior parte miste – spiega Tosco – nel tempo però molte aziende si sono specializzate in altri indirizzi produttivi, per cui l'industria non ha avuto più interesse per il nostro peperone, che oggi è destinato perlopiù al consumo fresco".

I peperoni di Carmagnola si commercializzano da luglio a novembre nelle zone di produzione presso le aziende, mercati rionali, mercato all'ingrosso, punti vendita lungo le strade, talvolta presso la Gdo quando ci sono campagne commerciali legate ai prodotti del territorio.

"Produrre questo peperone è molto difficile e costoso – continua Tosco – è molto sensibile alle virosi che sono trasmesse da tripidi e miridi; inoltre adesso si è anche aggiunto il problema della cimice asiatica. La coltivazione è tutta protetta per cercare di impedire l'ingresso di insetti vettori di virus all'interno delle serre e si devono utilizzare ombreggianti per limitare i danni da scottatura sulle bacche. Senza dimenticare che il singolo seme costa 15-20 centesimi, prima ancora di avere la piantina da trapiantare!".



I trapianti vengono fatti da aprile a fine maggio, con un investimento medio di 25mila piante per ettaro.

Oggi il peperone viene venduto da 1,20 a 2,50 €/kg a seconda della qualità commerciale e della tipologia: ad esempio il corno e il trottola sono i più costosi a causa delle difficoltà di produzione e la scarsa resa.

Tosco conclude: "Quest'anno la fiera Peperò è stata un po' al di sotto delle aspettative, probabilmente a causa del caldo anomalo e al fatto che molti erano ancora in vacanza; comunque confidiamo nell'ultimo fine settimana di manifestazione; d'altronde, con l'inizio di questo evento comincia pure la grande richiesta del peperone di Carmagnola".