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Angelo Benedetti: Unitec e la sfida per la qualita'

"Qualità significa permettere al consumatore di scegliere la frutta secondo il grado di maturazione, la dolcezza, la croccantezza, la forma, l'aspetto esteriore.
Nel punto vendita non si può trovare tutto mescolato, senza capire se un frutto è pronto per il consumo o se si deve lasciarlo maturare tre o più giorni. Le tecnologie permettono di compiere questa selezione in modo affidabile e coerente nel tempo".

Angelo Benedetti, presidente di Unitec, azienda con sede a Lugo in provincia di Ravenna, numero uno al mondo nel settore delle selezionatrici di ortofrutta, ne è convinto: è una questione di cultura. La crisi dell'ortofrutta in Italia, con i suoi alti e bassi, con prodotti che vanno a corrente alternata, dipende anche dalle strategie adottate.



"Posso dire di essere in questo settore da quando avevo sei anni – esordisce Benedetti - In questo lungo lasso di tempo ho visto tanti cambiamenti, a volte geniali, a volte deleteri. Se 30-40 anni fa la nostra frutticoltura era la numero uno al mondo, poi non siamo stati al passo con le nuove esigenze dei consumatori. Abbiamo perseguito la strada delle tonnellate a ettaro, privilegiando l'aspetto della quantità e della sola qualità visiva/esteriore dei frutti. Ma 40 anni fa mangiavamo delle pesche che erano soprattutto buone come sapore".

Produrre e quindi offrire ai consumatori pesche, nettarine, susine e albicocche buone da mangiare è ancora possibile? Sì, ma servono cura, attenzioni e volontà diverse rispetto alle mentalità odierne lungo tutta la filiera. Non c'è nessun prodotto che possa rimanere sul mercato in posizione di leadership senza miglioramenti continui della qualità a 360°. La globalizzazione fa sì che tutti i paesi produttori di frutta possano raggiungere qualsiasi mercato e questo alza continuamente il livello della competitività.



"Dobbiamo prenderci la responsabilità di dare al consumatore un prodotto suddiviso per classi di qualità – continua Benedetti - Credo che sia una delle poche strade percorribili. Il consumatore, nel punto vendita, deve poter trovare la pesca pronta da mangiare subito, oppure il giorno dopo, oppure dopo tre giorni, a seconda delle sue esigenze. Non possiamo continuare a offrirle tutte mescolate".

Il presidente porta un esempio concreto: "Chi di noi, andando al supermercato, riconosce a occhio il kiwi pronto da mangiare il giorno stesso? Io no! Comincio a palpare i frutti, rovinandoli, cercando di darmi da solo delle risposte. Ma non è così che vengo incentivato a consumare frutta, nel caso in questione a mangiare kiwi".

Per Benedetti "le tecnologie possono aiutare molto nella direzione della selezione della qualità suddivisa per classi e in modo coerente nel tempo, per il semplice fatto che sono affidabili. Bisogna convogliare il prodotto non secondo il nome, pesche, nettarine, albicocche, ma secondo il suo stato. Io non posso mangiarmi un frutto acerbo o marcio. Fra l'acerbo e il marcio c'è di mezzo un grado di maturazione che va da minimo a massimo, occorre selezionarlo e offrirlo ai differenti bisogni di ogni cliente".

Nel corso dell'intervista, Benedetti non ha voluto parlare tanto di sé e della sua azienda. Piuttosto ha lasciato parlare i suoi clienti attraverso delle video-interviste provenienti da tutto il mondo. Ecco allora che interviene il più grande produttore di ciliegie del mondo, statunitense, il quale dice senza mezzi termini: "Abbiamo verificato impianti in tutto il mondo. Poi abbiamo scelto Unitec perché stava ottenendo risultati migliori di tutti gli altri costruttori di tecnologie. Abbiamo scelto Unitec per la sua affidabilità. Non solo ha mantenuto le promesse, ma ha superato le nostre aspettative".


I volti dei clienti Unitec sono il miglior biglietto da visita dell'impresa in occasione delle fiere di settore.

E la soddisfazione non è solo negli States. Anche nel più vicino Piemonte un imprenditore afferma che "grazie alle linee Unitec abbiamo migliorato del 20 per cento la nostra efficienza. Per questo consiglio a tutte le centrali ortofrutticole di dotarsi delle più moderne tecnologie Unitec".

L'azienda romagnola esporta oltre il 90 per cento delle proprie tecnologie all'estero. Forse perché è più facile? "No, proprio no – conclude il presidente di Unitec S.p.A. - Lavorare è difficile dappertutto. Gli imprenditori vogliono tecnologie performanti spendendo il giusto negli Stati Uniti così come in Piemonte o in Romagna. Però, se lavori bene, ti cercano e poi ti cercano di nuovo quando devono rinnovarsi. E ti chiedono sempre soluzioni innovative per superare gli ostacoli. E noi vogliamo aiutarli in questo".

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