
La scelta è dettata dall'attenzione all'ambiente e al consumatore, ma anche dalle opportunità di un mercato che riesce a remunerare l'impegno dei produttori. La filiera si sta strutturando, con aggregazioni che dialogano con la grande distribuzione e con buyer internazionali. Anche la trasformazione in preparati innovativi sta crescendo con nuove strutture sul territorio.

Così ha aperto il convegno "Frutticoltura biologica in Piemonte – la situazione, le prospettive, la ricerca a supporto dei processi di innovazione", svoltosi a Manta (CN) lo scorso 4 marzo 2016, Giacomo Ballari, il presidente di Agrion.

Sopra: Ballari. Sotto: la sala.

Uno scenario in fermento, in cui occorre tenere presenti: il trend dei mercati locali e internazionali, i percorsi commerciali e il ruolo del marketing. Ma anche il percorso in campo: più ricerca mirata, più consulenza tecnica, per fornire un supporto adeguato ai produttori, specie a chi inizia il percorso di conversione.
"Insieme con gli altri attori della filiera biologica piemontese – ha detto Silvio Pellegrino, direttore di Agrion - la Fondazione Agrion ha voluto organizzare un momento di confronto e discussione circa lo stato dell'arte, le criticità ancora irrisolte, gli spunti per la ricerca e le reali prospettive di mercato. Agrion si è occupata, attraverso l'incorporata CreSo, di ortofrutticoltura biologica fin dai suoi primi passi in Piemonte. Mette a disposizione della filiera i risultati della propria attività di ricerca traducendola in indicazioni applicative, trasmesse ai tecnici che seguono le aziende a conduzione biologica".

Pellegrino
L'assessore regionale all'agricoltura Giorgio Ferrero ha illustrato un quadro della situazione piemontese, le opportunità e le attese nell'ambito delle misure attivate sul PSR.

Ferrero
Roberto Della Casa, docente dell'Università di Bologna ed esperto di marketing ed economia agricola, è intervenuto con una relazione focalizzata su trend, situazione e prospettive di mercato dell'ortofrutta biologica, con particolare riferimento agli elementi critici su cui concentrarsi per uno sviluppo duraturo oltre le mode del momento.

"I consumi di ortofrutta bio – ha riferito Della Casa - sono in costante aumento, pur osservandosi una flessione degli acquisti nel 2011-2012, in concomitanza con la crisi economica. Il settore Bio offre grandi potenzialità, il consumatore sta riscoprendo il prodotto biologico come un bene di "lusso accessibile" buono, sano e sostenibile. Una criticità del settore è legata alla commercializzazione, che in Italia avviene per il 40% presso la GDO, il 35% presso negozi specializzati e il 25% presso mercatini, vendite dirette e negozi tradizionali. Considerato che la GDO rappresenta il principale canale distributivo per l'ortofrutta, gli spazi dedicati al Bio sono sempre poco forniti, poco presidiati e poco attrattivi rispetto alle catene retail di altri Paesi europei. C'è un futuro stabile per il Bio, ma non bisogna sbagliare con il cliente; anzi bisogna creare le condizioni per l'ortofrutta Bio nella GDO e nel dettaglio specializzato".
Graziano Vittone di Agrion ha illustrato le linee tecniche per la frutticoltura biologica in Piemonte. Agrion coordina i consulenti, definisce le linee tecniche condivise sul territorio e diffonde la newsletter Frutticoltura/BIO che supporta le scelte degli operatori. "Rispetto al passato, oggi fare biologico è più facile – ha detto Vittone - grazie alle maggiori conoscenze sulla biologia degli organismi dannosi, l'adozione di tecniche come la confusione sessuale, l'introduzione di nuove molecole per la difesa sia di origine naturale sia microbiologica come Neem, Virus e Bacillus".

Vittone
"In Piemonte, sulla base delle condizioni climatiche del territorio, se dovessimo tracciare una scala crescente di difficoltà delle coltivazioni a regime biologico, sicuramente nell'ordine troveremmo actinidia, melo e pero, susino, ciliegio, pesco, nettarine, percoche e albicocco. Rispetto alla lotta integrata, nel Bio vi sono molti meno prodotti disponibili, anche se poi il numero di interventi è simile alla difesa integrata, pertanto nel Bio l'intervento deve essere mirato ed è necessario un continuo controllo del frutteto".
Luca Nari ha presentato l'attività sperimentale in corso presso Agrion: i progetti di ricerca nell'ambito dei quali sono stati e sono attualmente studiati i nuovi approcci per una frutticoltura sempre più ecosostenibile, in linea con i precetti del protocollo biologico. Sono infatti allo studio, in collaborazione con Università e Politecnico di Torino, metodi innovativi per una difesa "di precisione" contro la ticchiolatura, il controllo meccanico delle infestanti e la valorizzazione della fertilità organica del suolo.

Nari
Il progetto Fruitsensor si focalizza sulla difesa del frutteto attraverso l'applicazione di 1) nanobiosensori a cantilever per il rilevamento della ticchiolatura in frutteto e 2) telemonitoraggio per il rilevamento di carpocapsa e naso elettronico Cyranose per il rilevamento della cimice asiatica. Il progetto Florinfru si focalizza sulle pratiche agronomiche per il controllo meccanico delle infestanti e miglioramento della fertilità del suolo con la tecnica del sovescio.
Lorenzo Berra di Agrion ha illustrato le varietà naturalmente tolleranti o resistenti alle patologie più gravi delle specie da frutto. In questi anni, il miglioramento genetico ha permesso di sviluppare varietà resistenti e tolleranti ai patogeni, piante di più facile gestione e frutti di elevata qualità, tutti aspetti che hanno ridotto drasticamente gli interventi fitosanitari necessari per il controllo della avversità.

Berra
Il patogeno chiave del melo è la ticchiolatura e tutte le varietà attualmente in commercio presentano una resistenza monogenica (Vf); "tuttavia – ha notato Berra – è necessario rendere durevole la resistenza a ticchiolatura poiché esiste il rischio di rottura della resistenza per il mutare del patogeno in razze più resistenti".
Nel pero la criticità è il colpo di fuoco batterico (Erwinia amylovora); qui le varietà tolleranti sono AC Harrow Delicious*, AC Harrow Gold*, AC Harrow Crisp, Kristina*, HW623, Selena®Elliot* e Harovin Sundown* (Cold Snap).
Nel pesco le criticità sono Moniliosi e Sharka: "non esistono attualmente in commercio – ha continuato Berra – cultivar geneticamente resistenti alle principali patologie del pesco. Si conoscono solo varietà più tolleranti nei confronti della moniliosi. Generalmente, le pesche presentano una rusticità superiore alle nettarine".
Nell'albicocco le criticità sono moniliosi, sharka e batteriosi (Pseudomonas syringae pv. syringae). Attualmente non esistono cultivar resistenti a moniliosi, mentre Spring Blush®EA3126TH, Magic Cot*, Apribang*Regalcot® hanno una scarsa sensibilità a batteriosi, Shamade*Aramis® e Bergeval®Aviclo* sono resistenti a sharka.
Nel susino le criticità sono moniliosi, fitoplasmi (European Stone Fruit Yellows, ESFY) e batteriosi (Xanthomonas campestris pv. pruni): per nessuna di queste problematiche esistono cultivar tolleranti/resistenti.
Per l'actinidia, la batteriosi è la criticità principale: ci sono numerose selezioni/cultivar in corso di verifica per la sensibilità al batterio.
A conclusione degli interventi, Paolo Carnemolla, Presidente di FederBio, ha affrontato il tema centrale delle certificazioni, le novità previste da una normativa anch'essa in costante evoluzione per stare al passo con un settore dinamico e in crescita.
"L'operatore Bio deve essere consapevole che la gestione agronomica viene prima di ricorrere al mezzo tecnico – dice Carnemolla - Per ridurre i costi di produzione Bio, bisognerebbe produrre a livello di distretto e non a livello aziendale: solo con il distretto è possibile uniformare le scelte tecniche e le strategie di commercializzazione. Nel Bio, la domanda è superiore all'offerta, pertanto una delle criticità è aumentare la produzione".
Sergio Bunino, frutticoltore biologico piemontese di lunga data, ha raccontato la sua esperienza pluridecennale sul campo e l'importanza di vendere un prodotto buono e garantito.

Bunino
I temi toccati dai relatori sono poi stati discussi in un dibattito animato dagli interventi programmati degli operatori della filiera. Remo Madala, responsabile commerciale di Bio Fruit Service di Costigliole-Saluzzo (CN), ha fatto qualche esempio pratico per la scelta varietale. "Quando si fa Bio – dice Madala - bisogna avere ben chiaro se si produce per il mercato fresco o per l'industria. Ad esempio, pesche e percoche sono prodotte per l'industria, mentre le nettarine per il consumo fresco; per queste ultime bisogna scegliere varietà tardive, che hanno un maggiore °Brix (tenore zuccherino). L'industria vuole solo pere del gruppo William, così come per le mele ritira solo quelle del gruppo Golden".

Madala
Domenico Sacchetto, presidente della OP Piemonte Asprofrut, ha riferito che l'organizzazione di produttori conta una cinquantina di soci certificati BIO, per un fatturato di 10 milioni di euro, quindi una quota importante in termini di valore.

Sacchetto
Ballari ha concluso: "L'ortofrutta Bio è un settore in crescita e deve strutturarsi per cogliere tutte le opportunità e le diversificazioni di un mercato interessante e interessato alle produzioni ottenute ai piedi dell'arco alpino; un ambiente prezioso che contribuisce al valore nutrizionale e salutistico dell'ortofrutta biologica piemontese."
Il materiale presentato dai relatori sarà a breve disponibile per una libera consultazione sul portale istituzionale della Fondazione: www.agrion.it

Agrion, Fondazione per la ricerca, l'innovazione e lo sviluppo tecnologico dell'agricoltura piemontese
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